SERGEJ ALEKSANDROVIČ ESENIN (1895-1925) POESIE SCELTE – Nuova traduzione a cura di Donata De Bartolomeo


Giorgio Linguaglossa Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin e Isadora Duncan

Sergej Aleksandrovic Esenin nasce il 3 ottobre 1895 a Konstantinovo (oggi Esenino), nella regione di Rjazan (Russia); figlio unico di genitori contadini, è l’esponente più importante della cosiddetta scuola dei “poeti contadini”. Nei suoi versi traspare il mondo rurale della Russia di inizio Novecento: le sue parole esaltano le bellezze della campagna, l’amore verso il regno animale, ma anche gli eccessi della sua esistenza (Esenin fu alcolista e frequentatore di bordelli).

Cresciuto con i nonni, inizia a scrivere poesie già all’età di nove anni. Nel 1912 si trasferisce a Mosca dove si guadagna da vivere lavorando come correttore di bozze presso una casa editrice. A San Pietroburgo diviene noto nei circoli di letteratura. È grazie a Alexander Blok che viene promossa le sua carriera di poeta. Nel 1915 pubblica “Radunica”, il suo primo libro di poesie, subito seguito da “Rito per il morto” (1916). In breve diviene uno dei poeti più popolari di quegli anni.

La bellezza di Esenin è del tutto fuori del comune; bisessuale, cerca appoggio nella prima parte della sua vita presso uomini influenti, mentre nella seconda parte la sua preferenza andrà verso il sesso femminile. Dotato di una personalità romantica Esenin s’innamora di frequente, tanto che arriverà a sposarsi per ben cinque volte.

Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin con Isadora Duncan

 Si sposa per la prima volta nel 1913 con Anna Izrjadnova, collega di lavoro presso la casa editrice, dalla quale ha il figlio Yuri (poi arrestato durante le grandi purghe staliniste e morto in un gulag nel 1937). Nel periodo 1916-1917 Sergej Esenin viene arruolato, ma poco dopo la rivoluzione d’ottobre del 1917, la Russia esce dalla prima guerra mondiale. Credendo che la rivoluzione avrebbe comportato una vita migliore, Esenin la sostiene, ma ben presto si disillude arrivando persino a criticare il governo bolscevico (di questo periodo è la poesia “L’ottobre severo mi ha ingannato”).

Nell’agosto 1917 Esenin sposa l’attrice Zinaida Raikh. Da lei ha una figlia, Tatjana, ed un figlio, Konstantin.

Nel settembre del 1918 fonda una propria casa editrice chiamata “Compagnia lavorativa moscovita degli artisti della parola”.

Conosce Isadora Duncan, già allora famosa ballerina; l’incontro sarà determinante per le sue ispirazioni poetiche. La sua relazione con lei (di 17 anni più anziana) è molto tormentata e difficile, nonché ricca di stravaganze. Clamoroso fu l’episodio in cui a Parigi i due furono cacciati da un albergo perché Isadora ballava nuda mentre Esenin recitava versi. Unitisi in matrimonio il 2 maggio 1922 (lei, bisessuale con preferenza per le donne, conosceva solo poche parole di russo: il matrimonio era per entrambi una mossa pubblicitaria), si separano l’anno successivo.

Giorgio LinguaglossaSergej Esenin

Torna a Mosca e sposa l’attrice Augusta Miklaevskaja.

Negli ultimi due anni della sua vita Sergej Esenin vive tra gli eccessi, spesso ubriaco; ma questo periodo di disperazione personale è anche il periodo in cui crea alcune delle sue poesie più belle e note.

Nella primavera del 1925 sposa la sua quinta moglie, Sofia Andreevna Tolstaja, nipote di Lev Tolstoj. La donna cerca di aiutarlo, ma Esenin non riesce ad evitare un esaurimento nervoso: entra in un ospedale psichiatrico dove resta per un mese. Viene dimesso per il Natale: due giorni dopo si taglia un polso e scrive con il suo stesso sangue la sua ultima poesia, che rappresenta il suo addio al mondo; persona violenta e aggressiva capace allo stesso tempo di grande sensibilità, Sergej Esenin muore suicida il giorno dopo, il 27 dicembre 1925, all’età di 30 anni: mentre si trovava nella stanza di un albergo a San Pietroburgo, se ne va impiccandosi alle tubazioni dell’impianto di riscaldamento. Esiste ancora oggi il mistero per il quale alcuni pensano che il suicidio sia stato una montatura: Esenin sarebbe stato in realtà ucciso da agenti del GPU.

Giorgio Linguaglossa

 BETULLA

Bianca betulla
sotto la mia finestra
ti sei coperta di neve
come fosse argento.

Sui rami vellutati
come un bordo delicato
si sono schiusi grappoli
tipo una bianca frangia.

E sta la betulla
nel silenzio assonnato
ed ardono i cristalli di neve
nel fuoco dorato.

Ma l’aurora girando
pigramente attorno,
cosparge di rami
di nuovo argento.

(1913)

Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin con la pipa

Ehi tu, Russia mia amata,
case rustiche e immagini nelle cornici…
Non vedere fine e limite –
solo l’azzurro succhia gli occhi.

Come un pellegrino che si mette in cammino
io guardo i tuoi campi.
Ma presso i bassi recinti
sonoramente appassiscono i pioppi.

Profuma di mela e miele
nelle chiese il tuo mite Salvatore.
Rimbomba dietro chi la guida
una allegra danza nei prati.

Correrò lungo il sentiero calpestato
sulla distesa dei verdi campi,
incontro a me, come orecchini,
risuona il riso delle ragazze.

Se un esercito santo griderà:
“Lascia la Russia, vivi in paradiso!”
Io dirò: “Non ho bisogno di paradiso,
datemi la mia patria”

(1914)

Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin

La felicità tocca ai rozzi,
ai delicati tocca la tristezza.
A me non è toccato nulla,
non compatisco nessuno.

Un po’ mi compatisco sa solo,
compatisco i cani senza casa,
dritta dritta questa strada
mi ha condotto nelle bettole.

Ma di cosa vi arrabbiate, diavoli?
Forse non sono figlio del paese?
Ognuno di noi ha impegnato
i suoi calzoni per un bicchierino.

Sbircio torbidamente le finestre,
nel cuore nostalgia e aridità.
Rotola, inzuppatasi nel sole,
la strada dinanzi a me.

Nella strada un ragazzo moccioso.
L’aria è arsa ed asciutta.
Il ragazzo è così felice
e si fruga nel naso.

Fruga, fruga, mio caro,
ficca lì dentro tutto il dito
ma con la stessa forza
non entrare nell’animo tuo.

Sono pronto ormai… Sono timido…
Da’ un’occhiata all’esercito delle bottiglie!
Io raccolgo turaccioli
per tappare l’animo mio.

(1923)

Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin in spiaggia

Si! Ormai è deciso. Senza ritorno
ho abbandonato i campi nativi.
Ormai col fogliame alato non stormiranno
i pioppi sopra di me.

La bassa casa si ingobbisce senza di me,
il vecchio cane da tempo se n’è andato.
Sembra che nelle tortuose strade moscovite
Dio mi ha condannato a morire.

Amo questa città merlettata
benché vecchia e flaccida.
La dorata, sonnolenta Asia
si è addormentata sulle cupole.

Ma quando di notte splende la luna,
quando splende…lo sa il diavolo come!
Io vado, con la testa ciondoloni,
attraverso il vicolo nella conosciuta bettola.

Rumore e baccano in questo orrendo covo
ma per tutta la notte fino all’alba
leggo versi alle prostitute e con i banditi brucio alcol.

Batte il cuore sempre più veloce
ed ormai parlo a vanvera:
– io sono come voi, un essere perduto,
ormai non posso tornare indietro.

La bassa casa si ingobbisce senza di me,
il vecchio cane da tempo se n’è andato.
Sembra che nelle tortuose strade moscovite
Dio mi ha condannato a morire.

(1922)

Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin nella bara

Giorgio Linguaglossa
Sergej Esenin sul letto di morte

AL CANE DI KACALOV

Dammi, Jim, la zampa come portafortuna,
io non ho mai visto una zampa simile.
Latriamo assieme al cospetto della luna
al tempo silenzioso, senza rumore.

Per favore, caro, non leccare.
Comprendi assieme a me almeno le cose più semplici.
Tu non sai che cosa è questa vita,
tu non sai che vale la pena vivere al mondo.

Il tuo padrone è caro e famoso,
ci sono a casa sua tanti amici
e ciascuno, sorridendo, si ostina
ad accarezzarti lungo il setoso pelo.

Come cane, sei diabolicamente bello
con una tale dolce e fiduciosa simpatia
e, senza chiedere a nessuno un goccetto,
come un amico ubriaco, ti allunghi a baciare.

Mio caro Jim, tra i tuoi ospiti
ce n’erano così tanti, di ogni tipo.
Ma quella che tra tutti è la più silenziosa e triste
non è passata per caso quaggiù?

Lei verrà, ti do un compito.
E senza di me, fissando in lei lo sguardo,
leccale la mano delicata al posto mio
per tutto quello di cui sono e non sono stato colpevole.

(1925)