(Video di Gianni Godi, oh come eravamo felici quando eravamo ubriachi)
Giorgio Linguaglossa
caro Mario Gabriele,
«Riassumendo, direi che è l’asseribilità della ragione che si è globalmente impossibilizzata. La contemporaneità si è talmente sforzata di trasformare il negativo in positivo, di fare di quest’handicap storico una caratteristica costitutiva: la mancanza di principio è così diventata una posizione di principio, la disseminazione una ricchezza, il soggetto una traccia; il linguaggio metaforico e vago l’essenza stessa del logos. Non è forse necessario far buon viso a cattivo gioco? Ma quest’impostazione mal nasconde la contingenza sulla quale pretende di erigersi. Essa vuol far passare per tratti essenziali ciò che è accidentale, ciò che proviene da uno stato di cose superato e negato, come se tale negazione fosse un aspetto costitutivo del nostro essere. Così, il fatto che l’antico principio del pensiero, l’uomo, sia morto in quanto tale, non significa né che il pensiero del principio sia vano o impossibile, né che l’uomo sia una traccia, una casella vuota, una mancanza. Questi termini traducono astoricamente un certo divenire, e non quel che in realtà siamo.
È sullo sfondo del cartesianesimo che sono nati tali concetti, concetti la cui apparente positività rimuove piuttosto un’impossibilità di superare ciò che è superato, di riempire ciò che è diventato realtà vuota, se non facendo del vuoto il pieno stesso che occorre recuperare, un vuoto del principiale che sarà positivizzato in realtà effettiva. Ma è paradossale continuare a operare con categorie che sappiamo non pertinenti, volendo fare di questa non-pertinenza un tratto pertinente di sostituzione. È paradossale dire che una certa realtà concettuale non ha più corso, e perpetuare in vuoto questa realtà con l’affermazione che il vuoto è appunto la realtà. Come possiamo contemporaneamente sostenere che il soggetto fondatore è indicibile in quanto tale, e fare di questo indicibile il senso stesso del discorso antropologico, se non della realtà umana stessa? Non si continua in tal modo a pensare a partire dagli stessi termini, ma invertiti? La traccia dell’origine, in Derrida, funzionerà esattamente come un che di originario: esso si produce occultandosi e diventa effetto; lo spostamento qui è produzione. La non-adeguazione dell’originario a se stesso attraverso un logos dell’originario è daltronde una vecchia idea del proposizionalismo che si trova già in Descartes, poiché la ratio cognoscendi non può porre in primo luogo ciò che è realmente primo; di qui il ritorno analitico all’origine, innato o a priori, che non possiamo mai delineare se non con uno scarto e un’eterna inadeguazione.»1
1 H. Meyer, Problematologia, Pratiche editrice, 1991 pp. 181-182
Donatella Costantina Giancaspero
Cari lettori e amici della rivista,
a voi tutti giungano i miei auguri più sentiti per una Pasqua serena e una altrettanto distensiva Pasquetta. Con gli auguri, la dedica di questi miei versi.
Un soir, l’âme du vin chantait dans les bouteilles…
(Charles Baudelaire)
Il vinaio
Il vinaio accanto alla stamperia
è il primo cliente della sua bottega.
Nelle mattine fredde, spunta una riga
di pigiama, dal maglione indurito.
Il sesso colposo gli ha tatuato un’ameba
sotto l’occhio; altre anneriscono in segreto.
Imbratta kleenex con latte condensato:
li semina per terra, a mezza luce,
tra il letto e il comodino
– per lui, che lo tradisce con uno più giovane –.
Salite, sabato sera, che vi faccio la trippa!
Da molti anni, il coltello del pane
è stato rimpiazzato.
Le coppette di vetro per la macedonia
sono rimaste in cinque
– quella sbreccata è finita nella spazzatura –.
La bottega è un buco. Una crepa
a misura di scalpello.
(Maggio 2018)
Guido Galdini, Tre poesie ipoveritative
Durante una visita alla mostra di Antonello da Messina (Milano, Palazzo Reale, Aprile 2019)
„Non colui che ignora l’alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia, sarà l’analfabeta del futuro. La moda è il ritorno del sempre eguale nel nuovo.“
(Walter Benjamin)
In un certo senso, il distico segna il ritorno del sempre eguale nel nuovo distico che segue il precedente, il ritorno del revenant, è una spinta che segue ad una controspinta.
(g.l.)
San Gerolamo
il manto scende ad ondate
s’increspa sul pavimento
il leone passeggia nell’ombra
fuori c’è un cielo da oltrepassare
qualche uccello in planata
si avvicina all’azzurro
troppi libri e altri oggetti
ingombrano le mensole
il pavone non ha nessuna voglia
di esibire la ruota.
.
L’Annunciata
la mano destra si stacca
dal piano della tavola
è protesa per arrestare
la vicinanza di uno sconosciuto
l’altra mano trattiene il mantello
gli occhi hanno smesso di guardare.
.
Pietà (dal Museo Correr, Venezia)
il tempo ha sgretolato i volti di Cristo
e degli angeli che lo sorreggono
con le ali che pungono il cielo
il minuscolo teschio d’Adamo
è posato accanto all’albero rinsecchito
in piazza non c’è ancora nessuno
il mare è deserto di navi
un angelo si appoggia alla guancia
la mano di Cristo
che pende inerme dal polso
il costato ha una breve ferita.
*
Una poesia in distici di Carlo Livia dal libro in corso di stampa con Progetto Cultura, La malattia del cielo:
Carlo Livia
La prigione celeste
Dalla finestra di Mozart vedo la donna nuda che beve lacrime
divine in un cielo di astri divelti
e un vecchio bambino pazzo che trascina ridendo l’anima del
Grande assente.
a forza di dormire sull’orlo del precipizio, la mia anima si è
mutata in sette serafini ciechi
che baciano in sogno l’infelice sposa dell’Ultradio.
Ho attraversato tutto l’universo, cercando quella fessura del
tempo da cui affiora la morte
ma ho trovato solo lo splendore delle madonne silenziose
votate al blu.
Tutti i tabernacoli sospesi in alto mare s’inclinano lottando
contro un vento di frasi fatte
e versano in cielo una musica di carezze e desidèri di fanciulla,
tristi come la voce che mi sfiora in sogno
per dirmi che non è più qui.
.
(testo Carlo Livia:Layout 2 19/04/2019 20:23 Pagina 20)
Poesie nella versione in distici di Silvana Palazzo dal libro in corso di stampa con Progetto Cultura, Il poeta descrive la vita
Silvana Palazzo
Può un pensiero diventare poesia?
ed il pensare
divenire poetare?
Quali qualità deve avere il poeta
per essere reputato tale?
*
Ma che valore hanno le poesie?
Scriverle non è un mestiere e
fingere di farle non conviene
visto che nessuno le compra…
*
La poesia nessuno la vuole
fa fatica finanche a camminare
non sta in piedi perché
nessuno la vuol capire
anche se è la massima espressione
dell’essere umano…
*
La poesia?
troppo inconsistente
breve ma perturbante
ti ferisce dolcemente
anche con un carico pesante..
*
Cos’è necessario a che le parole
diventino poesia?
L’abilità nel costruirla o
la forza del cuore?
*
Se la poesia è un’apertura d’anima
al mondo…
basta aprirsi per essere poeti?
*
Sono entrata in una poesia,
ho camminato a lungo tra le parole,
ho sostato tra le righe,
per capire rigo per rigo,
per lasciarmi imbrattare d’inchiostro e di parole e
per sapere quello che il poeta
voleva comunicare…
ma forse, ciò che voleva dire
era qualcosa d’altro…
Mario M. Gabriele
Ti parlo, ma non mi ascolti.
Come è andata con Omar? Si è innamorato di Salomè?
Allora si spiega tutto
perché ha ucciso il serpente a sonagli.
La signora Hanna odia i positivisti
dopo aver letto la Pontificia Opera Cristiana.
Ogni giorno cerco nella cassetta
una piuma dal cielo.
Piqueras e Sweneey
non attendono le donne di Michelangelo
All’ultima curva della strada aspetto Milena
con Panetti e Shoppers.
Guardo il vestito, la maglietta a pailettes.
Controllo i Covered Bonds e le fake news.
Tommy è venuto a potare la siepe
per lasciare il posto al ruscus di Settembre.
Mark Strand si è rifatto ai quadri di Edward Hopper
diventando spiritualista.
Guardando la camera da letto di Van Gogh
sono riuscito a dormire senza EN.
Il Servizio urbano si è rinnovato
inaugurando vicoli con l’insegna: La tomba è il bacio di Dio.