Autori Vari POETI DEL SUD a cura di Giorgio Linguaglossa
EdiLet, 2014 pp. 250 € 16
Introduzione
È vero quanto scrive Umberto Eco in un articolo del 12 marzo 2012 apparso su «La Repubblica»: «L’avanguardia storica (come modello di Modernismo) aveva cercato di regolare i conti con il passato. Al grido di “Abbasso il chiaro di luna” aveva distrutto il passato, lo aveva sfigurato: le Demoiselles d’Avignon erano state il gesto tipico dell’avanguardia. Poi l’avanguardia era andata oltre, dopo aver distrutto la figura l’aveva annullata, era arriva all’astratto, all’informale, alla tela bianca, alla tela lacerata, alla tela bruciata, in architettura alla condizione minima del curtain wall, all’edificio come stele, parallelepipedo puro, in letteratura alla distruzione del flusso del discorso, sino al collage e infine alla pagina bianca, in musica al passaggio dall’atonalità al rumore, prima, e al silenzio assoluto poi». Ma se leggiamo la poesia che si fa oggi, di cui questa antologia ne è un esempio paradigmatico, ci accorgiamo che non si può più parlare nei termini di un Moderno che si converte in modernismo, in avanguardia e in retroguardia, secondo un classico schema novecentesco di pensiero, oggi siamo tutti diventati qualcosa d'altro, è il post-contemporaneo che si profila, il post-Presente, il Presente si prolunga nel post-Presente; il passato e il futuro entrano nella nebbia e nell'ombra, tendono ad eclissarsi. Oggi non c'è più bisogno di una avanguardia e tantomeno di una retroguardia, siamo tutti divenuti qualcosa che sta come sulla cresta di un'onda, su un orlo topologico, e la poesia sembra girare attorno a se stessa in un movimento perpetuo, un movimento rotatorio attorno al proprio asse che non porta a nessun luogo e non sta in nessun luogo. Ma forse è proprio questo il suo punto di forza. La poesia contemporanea è rimasta orfana della filosofia, che non pensa ad essa come ad una invariante ma come ad una variante del variabile. E forse questo è un bene. Nel regime post-coloniale delle democrazie occidentali la poesia è considerata per il suo aspetto gastronomico e decorativo. La democrazia del capitale finanziario spinge tutte le arti alla decorazione e alla manifattura di uno stile da esportazione. Alla poesia non viene chiesto niente, ed essa non immagina neanche di rispondere. In mancanza di una verificazione, essa semplicemente non è. La diversità dalla scienza è sorprendente. Ma anche dal romanzo, che almeno ha un regolo, imperfetto quanto si vuole, ma un regolo: il mercato. La poesia non progredisce (e non regredisce), se intendiamo per progresso l'accumulazione di risultati che si susseguono gli uni agli altri, ma ristagna. Tale visione è conforme a un modello di ragione che pensa per invarianti, che prende luogo da un modello storicistico che tende ad appianare i risultati estetici e le problematiche entro il continuum del divenire storico, ignorando le differenze e le diversità. Si impone così, inconsapevolmente, un modello storiografico e un modello di ragione sostanzialmente aproblematico e aproteico dove tutte le vacche sono bigie. Fine del Moderno, dunque. Fine delle filosofie forti. Fine della poesia forte. Ma, per fortuna, ciò non significa che la poesia non pensi a se stessa se non in diminuendo, anzi, mi sembra che gli autori più avveduti di questa Antologia siano ben consapevoli di come ricomporre il piano estetico della nuova dis-locazione multifunzionale del discorso poetico, che coniuga il «parlato», le immagini e la riflessione, che coniuga il presente con il passato, il quotidiano con la metafisica, alla ricerca di una nuova identità stilistica. La poesia sembra finalmente essersi rimessa in cammino. Parafrasando Gianfranco La Grassa, il quale scrive: «uscire da Marx dalla porta di Marx», potrei dire: «uscire dalla Poesia dalla porta della Poesia». Si tratta di una metafora, di un gioco linguistico. Ma continuiamo il gioco: accettiamo la metafora: che cosa vuol dire «uscire dalla Poesia dalla porta della Poesia»?, tutto e nulla: noi possiamo uscire dalla finestra del «Palazzo chiamato Poesia», dalla finestra del primo piano e scappare, darcela a gambe per la strada, oppure salire all’ottavo piano del Palazzo e saltare giù nel vuoto, e così finiremmo per romperci l’osso del collo. Ma saremmo morti e quindi la partita finirebbe. E poi possiamo uscire dalla porta d’ingresso e dire a tutti gli inquilini del Palazzo: «c’è del marcio in Danimarca», ovvero, «qui i giochi sono già stati fatti, le carte sono state truccate, non c’è motivo per sedermi al tavolo di gioco»; oppure, possiamo decidere di stare al gioco (le cui regole sono state scritte da altri) e fare finta che le carte non siano truccate. E qui la partita si apre. O meglio si chiude. Oppure, come qualcuno fa, «dobbiamo far saltare tutto: il Palazzo e il sistema-poesia», «bisogna mettere della dinamite alle fondamenta del Palazzo»; simpaticissime boutades, che io trovo divertenti, irriverenti. Non ha fatto così Sanguineti con Laborintus (1956)?, operazione indubbiamente geniale, che andava in consonanza con i tempi di un paese che doveva cambiare la classe dirigente intellettuale in un momento di grande ripresa economica, di grande ottimismo e di grande rigoglio artistico e intellettuale. Ma oggi, chiedo, ci sono queste condizioni? – Quello che vedo è che siamo immersi in una Grande recessione (economica, politica, etica, estetica e spirituale), non vedo all’orizzonte un altro ceto intellettuale di scrittori e di poeti che voglia prendere il timone della vita artistica del Paese: ciascuno va per conto proprio, alla spicciolata, alla ricerca del consenso e del successo.
Le varie proposte che ci sono oggi in circolazione: «poesia corporale», «poesia esodante», «poesia periferica», «poesia allo stato zero», «anti-poesia», «pseudo-poesia», «post-poesia» sembrano indicare un qualcosa che si muove in una direzione tangenziale, verso l’esterno, cioè verso la periferia del «sistema-poesia». Nella mia veste di critico non posso non prendere atto di questo fenomeno ma mi chiedo: verso la periferia di che cosa va la «poesia dello stato presente»?, si allontana del Centro?, e perché si allontana dal Centro?, e che cosa cerca verso la Periferia?, e quando raggiungerà la Periferia che cosa succederà?. E mi chiedo: ci sono oggi le condizioni affinché la direzione della poesia italiana si incontri o si incroci con le istanze dell'istituzione poesia?, con il Politico?, con la Comunità?, che sappia dialogare con la nuova civiltà mediatica?. Ho l'impressione che la direzione presa dalla poesia italiana di questi ultimi tre, quattro decenni sia quella della deriva di «accompagnamento», prosastica, sempre più disossata, debole, gracile, facile, democratica, piccolo borghese (nel senso di comprensibile a tutti), mediatica, demotica; precisamente da quando il più grande poeta italiano del Novecento, Eugenio Montale, si è anch'egli reso responsabile della scelta di una poesia «in minore», umorale, diaristica, appesa alle «occasioni», ironica, desultoria, sussultoria, da Satura (1971) in poi, così che oggi, a quaranta anni di distanza, giunti alla foce di quel fiume, si scrive una «poesia» dell'«indifferenziato» molto simile alla «prosa», che della «prosa» ha il vestito linguistico e concettuale: vale a dire che si pensa in poesia come pensa chi vuole fare della prosa. E invece è sbagliato, qui c’è un nodo che va sciolto subito, ancor prima di iniziare la riflessione e dire una cosa molto chiara: che la poesia è una cosa che si scrive e si pensa in modo affatto diverso da quello con cui si pensa e si scrive in prosa, quand'anche ritmata. È l'ideologia dell'in-differenziato che qui ha luogo.
Brodskij una volta scrisse che la longitudine e la latitudine cambiano la lingua. Di più, la longitudine e la latitudine cambiano anche il linguaggio poetico; in esso si verificano delle interferenze, dei disturbi, delle influenze; i sostrati storici delle varie civiltà che si sono depositate in un territorio sedimentano, fermentano, e affiorano, prima o poi, nella lingua di relazione e nel linguaggio poetico. Ciò che si credeva «periferia» diventa «centro», e viceversa. La storia si diverte spesso a riposizionare le tessere del puzzle secondo un ordine imprevedibile e inimmaginabile agli inizi. E ciò è avvertibile anche in questa antologia intergenerazionale nella quale c'è una vasta gamma di ricerche stilistiche nella sostanza molto diverse da quelle che si perseguono a nord del Rubicone o al centro del Lazio. Un elemento questo da non sotto valutare che ha una sola spiegazione: la definitiva emancipazione della poesia del Sud da quella che si fabbrica nelle fucine di Roma e di Milano. La poesia del Sud non va a prendere il tè in alcuna contrada esotica, e questo è un buon risultato, non va più a rimorchio della poesia del Nord, anzi, possiamo affermare che la poesia del Sud si è completamente emancipata, ha un passo sicuro, procede in varie direzioni contemporaneamente, ricerca una propria identità. È questa la ragione fondante che può giustificare una antologia della poesia del Sud: la sua centripeta vitalità, il suo andare dentro il linguaggio poetico a far luogo dalla periferia. La diacronia del linguaggio poetico è racchiusa nel moto del pendolo, ad un periodo di espansione e di egemonia del Nord e del Centro subentra un periodo di riflusso e di rilancio della poesia del Sud.
Gran parte anche della migliore produzione poetica delle ultime generazioni sembra scrivere poesia come se fosse dentro una «vacanza» della ragione, della Lingua, ma la lingua ha una sua ferrea legislazione fatta di regole sintattiche e semantiche che nessuno può infrangere. Spesso trovo incomprensibili certi libri di poesia (sicuramente per miei limiti) ma anche perché ormai oggi ciascuno scrive per se stesso, ciascuno si fabbrica in privato un proprio idioletto senza curarsi di quel dialetto della comunità nazionale qual è diventato l’italiano letterario (per non parlare del fenomeno dei dialettismi poetici che sorgono un po' come funghi in ogni parte della penisola quale epifenomeno del novecentismo tardo novecentesco). La grandissima parte dei più giovani pensa alla poesia come a un affare privato che più privato non si può, che anzi debba essere un privato privatissimo, la privatizzazione del privato, talché la lingua in cui quel privato si esprime ne è il corrispondente linguistico: di qui la «privatizzazione» della lingua in idioletto. È chiaro che in queste situazioni viene meno la necessità di un ermeneuta, il quale non ha più alcuna ragion d’essere. Per fortuna, in questa Antologia mi sembra di notare una inversione di tendenza, ci sono chiari esempi di una poesia che va verso la pubblicizzazione del privato, in cui il privato si allontana dal quotidiano e il quotidiano dal quotidiano presuntivamente posto. E questo è un segnale molto positivo.
Per via del fatto che la poesia si è prosasticizzata è invalso un equivoco: che il limen divisorio tra la poesia e la prosa sia effimero, equivoco; ma gli autori di questa Antologia dimostrano quantomeno di volerlo sciogliere. C'è un nodo, se non si scioglie questo nodo non sarà possibile scrivere una poesia adulta, emancipata. Così, la poesia contemporanea rischia di stare in mezzo al guado, di nuotare in una forma ibrida, nuotare con i salvagente. Basterebbe eliminare gli a-capo e riscrivere tutto in prosa per accorgersi che spesso il testo ne guadagnerebbe in linearità sintattica e alla lettura. E allora, chiedo: perché scrivere in forma-poesia cose che potrebbero suonare meglio nella forma della prosa?; è questo il nodo che la poesia italiana contemporanea si trova a dover sciogliere. Il verso è una «entità» che bisogna provare e riprovare; innanzitutto, come prescriveva Fortini, occorre provare «la resistenza dei materiali», intendendo dire che il verso poetico è un qualcosa che offre una «resistenza» alla lettura (e alla scrittura), come la resistenza che comporta un materiale qualsiasi quando viene attraversato dalla corrente elettrica: in mancanza di questa resistenza il verso non è più un verso ma semplicemente (e rispettabilmente) prosa.
Direi che per la poesia degli autori antologizzati sia prioritario l’atto della narratività. La poesia si costruisce come una riflessione su un oggetto dove il momento dell’analisi precede appena d’un soffio il momento della sintesi. Riflessione e meta riflessione, retrospezione e prospezione, osservazione del dettaglio e visione dell’insieme. Una procedura che predilige lo scorrimento (a secondo della necessità della composizione) della narratività è una procedura che rimanda ai rapporti di inferenza e inerenza tra gli oggetti, tra le loro qualità e le loro alterità, ovvero, tra le parole. Una strada duale, sostantivale e relazionale, tra le parole e, quindi, tra i significati delle parole e gli oggetti referenziati dalle parole. Questo tipo di procedura non si differenzia da quella perseguita dalle scritture iperrealiste in auge in Occidente, ricade pur sempre nel demanio della narratività. Narratività ed iperrealismo sembrano andare a braccetto: molti autori di questa antologia prediligono l’ingrandimento progressivo delle unità verbali prese ciascuna per sé collegate insieme mediante nessi sintattici, congiunzioni e/o particelle avversative, ricostituendo un periodare intuitivo (nel senso dell'immediatezza del linguaggio del quotidiano) al fine di rafforzare gli elementi significanti del linguaggio; oppure operano attraverso l’isolamento e l’ingrandimento di singole parole-immagini. Procedura già anticipata da un quarantennio da un film come Blow up di Antonioni, dove un fotografo, che ha scattato numerose fotografie in un parco, rientra nel proprio studio, e qui viviseziona le immagini attraverso ingrandimenti successivi e arriva ad identificare, stesa dietro un albero, una forma supina: un uomo ucciso da una mano armata di rivoltella che, in altra parte dell’ingrandimento, appare tra il fogliame di una siepe. Ci sono autori che tentano di ripristinare il giro frastico su un'orma endecasillabica, altri fingono un endecasillabo che non c'è, altri ancora derubricano la questione. È chiaro che qualcosa è cambiato, c'è un cambio di passo: il passato sembra essersi allontanato, molto di ciò che, nel bene e nel male, doveva cadere è caduto. È crollato non solo il paradigma ma l'idea stessa del paradigma: il canone si è dissolto in mini-canoni, è stato falsificato e clonato e moltiplicato in un brodo di coltura che, paradossalmente, non è escluso che possa dare i suoi frutti nell'imminente presente che si chiama futuro. È anche questa una delle ragioni di una antologia della poesia del Sud.
Giorgio Linguaglossa
Gli autori
Sebastiano Adernò nasce ad Avola (SR) nel maggio del 1978. Vi trascorre solo i primi tre mesi di vita, essendo sua madre già docente in una scuola di Varese. Dopo aver conseguito il diploma di Perito elettronico, decide di iscriversi alla Facoltà di Lettere Moderne all’Università degli Studi di Milano, dove nel 2004 si laurea con un tesi in Storia e critica del Cinema. Nel 2010 vince il Premio“Ossi di Seppia” e si classifica terzo al Premio “Antonio Fogazzaro”. Dopo l’opera prima Per gli anni a venire (Lietocolle, 2011) pubblica Kairos (Fara Editore, 2011), In luogo dei punti (Thauma edizioni, 2012) e Ossa per sete (Nuova Magenta Editrice, 2012). È co-autore, insieme a Leonardo Caffo, del romanzo Luci sulle lucciole per Edizioni Montag (2012).
Valentino Campo è nato a Campobasso, dove vive. Insegna Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico “Romita”. Ha diretto, insieme a Luigi Fabio Mastropietro, il “Quaderno di segni contemporanei Altroverso”. Ha pubblicato la silloge L’arte di scavare pozzi (Lietocolle, 2010). Si occupa di critica letteraria. Suoi versi sono apparsi su varie riviste.
Luigi Celi. Nato in Sicilia, in provincia di Messina, ha insegnato per trent’anni nelle scuole superiori di Roma. Esordisce con un romanzo in prosa poetica, L’Uno e il suo doppio, e un breve saggio filosofico/letterario, La Poetica Notte, per le edizioni Bulzoni (Roma, 1997). Pubblica diversi libri di poesia: Il Centro della Rosa (Scettro del Re, 2000); I versi dell’Azzurro Scavato (Campanotto, 2003); Il Doppio Sguardo Lepisma, Roma, 2007; Haiku a Passi di Danza (Universitalia, 2007); Poetic Dialogue with T. S. Eliot's Four Quartets, con traduzione inglese di Anamaria Crowe Serrano (Gradiva Publications, Stony Brook, New York, 2012). Per la sua opera poetica ha avuto riconoscimenti, premi e menzioni. Sue poesie edite e inedite e suoi testi di critica si trovano su Poiesis, Polimnia, Studium, Gradiva, Hebenon, Capoverso, I Fiori del Male, Pagine di Zone, Regione oggi, Le reti di Dedalus (rivista on line). Con Giulia Perroni ha creato il Circolo Culturale Aleph, in Trastevere (Roma), dove, dal 2000, svolge attività di organizzatore e relatore in incontri letterari, dibattiti, conferenze, mostre di pittura, esposizioni fotografiche, attività teatrali. Ha organizzato incontri culturali in Campidoglio e alla Biblioteca Vallicelliana di Roma.
Rossella Cerniglia è nata a Palermo, dove vive. Laureata in Filosofia, è stata a lungo docente di materia letterarie nei Licei della stessa città. La sua attività letteraria ha inizio con la pubblicazione di Allusioni del Tempo (ASLA,1980); seguono Io sono il Negativo (Circolo Pitrè, 1983); Ypokeimenon (La Centona,1991); Oscuro viaggio (Forum-Quinta Generazione, 1992); Fragmenta (Edizioni del Leone,1994); Sehnsucht (Bastogi,1995); Il Canto della Notte (Bastogi, 1997); D’Amore e morte, stampato a Palermo nell’anno 2000; L’inarrivabile meta (Ila Palma, 2002); Tra luce ed ombra il canto si dispiega (antologia e studio critico comprendente anche i testi di altri quattro autori palermitani, a cura da Ester Monachino, Edizioni Ila Palma, 2002); Mentre cadeva il giorno (Manni, 2003); Aporia (Manni, 2006); Penelope e altre poesie (Campanotto, 2009). Da ultimo, nel giugno del 2013, per l’editore Guido Miano di Milano, ha pubblicato un’Antologia che propone un breve saggio delle prime dodici sillogi poetiche, con disamina di Enzo Concardi. Altre opere sono in attesa di pubblicazione. Collabora ad alcune riviste ed ha ottenuto significativi riconoscimenti per la sua attività letteraria. Suoi versi e profili critici sono presenti in antologie, riviste e rassegne letterarie.
Maria Pina Ciancio, di origine lucana, è nata a Winterthur (Svizzera) nel 1965, da genitori emigrati all’estero. Si è laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Salerno; vive e insegna nella sua terra d’origine. Ha pubblicato Testualità e interpretazione ne Il nome della rosa (1992); La danza nel silenzio (Ermes, 1996); Legionari di frontiera (Premio Nazionale Histonium, 2002); La mongolfiera azzurra (I fiori di Campo, 2002), Itinerari (Centro Arti e Ricerche Meridionali, 2002); Donnee Duetto, due libretti d’artista a tiratura limitata con la collaborazione artistica di Cosimo Budetta (Ogopogo, 2002); La Madonna del Pollino. Festa e devozione popolare (Il Coscile, 2004); Il gatto e la falena, Primo Premio “Parola di donna” (2007); La ragazza con la valigia (LietoColle, 2008), Premio “Prata Poesia 2008”; Storie minime e una poesia per Rocco Scotellaro (Fara Editore, 2009), Premio “Tremestieri Etneo 2009”. È presente in diversi cataloghi e antologie e letterarie. Suoi scritti e interventi critici sono pubblicati su riviste e quotidiani regionali e nazionali. Nel 2012, per conto dell’Associazione Culturale LucaniArt, ha curato il volume antologico Scrittori & Scritture. Viaggio dentro i paesaggi interiori di 26 scrittori italiani. Ha partecipato a diverse giurie letterarie. Dal 2007 è Presidente dell’Associazione Culturale LucaniArt. Coordina su internet un blog sul romanzo e la poesia in Basilicata, e cura una collana di plaquette letterarie artigianali a tiratura numerata e limitata.
Carlo Cipparrone è nato nel 1934 a Cosenza, dove ha sempre vissuto, tranne un lungo periodo dell’infanzia, trascorso fra Sondrio, Roma e Reggio Calabria. Ha pubblicato, a grandi intervalli tra loro, quattro raccolte poetiche: Le oscure radici (1963), L’ignoranza e altri versi (1985), Strategie nell’assedio (1999), Il poeta è un clandestino (2013), e un’indagine ricognitiva d’àmbito regionalistico: Censimento dei poeti calabresi (1986). Due antologie di suoi versi sono uscite in edizione bilingue in Polonia e negli USA: Czas, ktòry nadejdzie – Il tempo successivo (con traduzione e introduzione di Pawel Krupka, e postfazione di Alessandro Ghignoli), pubblicata nel 2006 a Varsavia dall’Editrice Heliodor; e Mirror of Glances – Specchio degli sguardi (con traduzione in lingua anglo-americana di Martha Bache-Wiig), edita nel 1999 a New York da Gradiva Publications. È anche autore del testo letterario del melologo Sirene (realizzato col compositore Ivano Morrone, autore della parte musicale), rappresentato a Cosenza nel febbraio 2011 e pubblicato sulla rivista “Marsia” nel numero di giugno dello stesso anno. Sue poesie sono inserite in varie antologie. Ha collaborato con scritti di critica alle pagine culturali di diversi quotidiani, quali “L’Arena”, “Avanti!”, “La Calabria”, “Il Corriere di Sicilia”, “La provincia cosentina”, “Il Quotidiano della Calabria”, “Calabria Ora”, etc., e condiretto, per la editrice Orizzonti Meridionali, la collana di poesia “Prisma” e i quaderni di poesia europea “Prisma antologie”.Già redattore dei periodici letterari “Periferia” e “Plural”, attualmente fa parte della redazione della rivista di scritture poetiche “Capoverso”, da lui fondata con altri poeti.
Fabio Dainotti, nato a Pavia, risiede a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno. Presidente della “Lectura Dantis Metelliana”, di cui è stato per anni direttore, codirige l’annuario di poesia e teoria “Il pensiero poetante”. Ha pubblicato per la poesia: L’araldo nello specchio (Avagliano, 1996); La Ringhiera (Book, 1998); Ragazza Carla Cassiera a Milano (Signum, 2001); Un mondo gnomo (Stampa alternativa, 2002); Ora comprendo (Scettro del Re, 2004). È presente in numerose riviste di settore e antologie. Ha curato la pubblicazione presso Bulzoni de Gli ultimi canti del Purgatorio dantesco (2010).
Marco De Gemmis è nato e vive a Napoli, dove lavora al Museo Nazionale, e dove, per la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, ha la responsabilità dei settori della didattica e della comunicazione, nonché dell’organizzazione di iniziative culturali: conferenze, spettacoli, concerti, mostre, letture. Numerose le pubblicazioni e le partecipazioni a convegni connesse con tali attività. Cura mostre di arte contemporanea. Presente in diverse manifestazioni dedicate alla poesia e in antologie, nel 2008 ha pubblicato per Bibliopolis Seconde singolari (cento poesie). Suoi versi più recenti sono nel V volume (2010) della rivista internazionale “Italian Poetry Review”.
Fortuna Della Porta è nata a Nocera Inferiore (SA) nel 1948. Ha pubblicato in poesia: Rosso di sera (Il Calamaio,2003); Diariodi minima quiete (LietoColle, 2005); Io confesso (Lepisma, 2006); Mulinare di mari e di muri (LietoColle, 2008); La sonnolenza delle cose (LietoColle, 2010); Gramaglie e Frattaglie (LietoColle, 2011); Metafisica dello zero (LietoColle, 2012). Un poemetto di circa 1000 versi, Canto Primo, è apparso sul periodico letterario Poiesis. Molti i testi in antologie, tra le quali William Shakespeare, I sonetti, patrocinata dall’università di Berlino.
Giuseppina Di Leo, nata a Bisceglie (BAT) nel 1959, è laureata in Lettere. Frutto della sua tesi di laurea è il saggio bio-bibliografico su Pompeo Sarnelli (1649-1730), dal titolo Pompeo Sarnelli. Tra edificazione religiosa e letteratura (2007). Ha pubblicato i seguenti libri di poesie: Dialogo a più voci (LibroitalianoWorld, 2009); Slowfeet. Percorsi dell’anima (Gelsorosso, 2010); Con l’inchiostro rosso (Sentieri Meridiani Edizioni, 2012); Il muro invisibile (LucaniArt, 2012). Alcune sue poesie, racconti e interventi di critica letteraria sono ospitati su riviste, su blog e siti dedicati alla poesia.
Francesca Diano è nata a Roma nel 1948 e vive a Padova. Laureata in Storia dell’Arte, ha vissuto a Oxford e Londra. Ha insegnato all’Istituto Italiano di Cultura e ha lavorato al Courtauld Insitute. Ha vissuto a Cork, in Irlanda, dove ha insegnato all’University College e ha tenuto lezioni pubbliche sull’arte italiana contemporanea. Dai primi anni ‘80 è consulente editoriale e traduttrice letteraria di poesia, narrativa e saggistica per vari editori, tra cui Fabbri, Neri Pozza, Donzelli, Guanda. È la traduttrice italiana delle opere di Anita Nair. Studiosa di folklore e tradizione orale irlandese, ha curato l’edizione italiana delleFairy Legendsdi Thomas Crofton Croker (Neri Pozza, 1998) e quella anastatica dell’originale (The Collins Press, 1998). Autrice di saggi, testi narrativi e poetici, nel 2012 ha vinto il Premio “Teramo”. Suoi testi poetici sono presenti sui blog letterari “Moltinpoesia”, “Cartesensibili”, “La presenza di Erato”.
Michele Arcangelo Firinu è nato in Sardegna nel 1945, e vive a Roma. Ha insegnato Lettere nella Scuola Media, fino alla pensione. Nel 1974 ha collaborato con Bruno Corà alla realizzazione della gigantesca Mostra d’arte Contemporanea a Roma. Negli anni ‘80, a Milano, è stato redattore del periodico letterario il bagordo. Negli stessi anni, con il gruppo Orfeo80, è stato tra i promotori di alcuni tra i primi laboratori di scrittura creativa in Italia. Come titolare della Oximoria (piccola casa editrice, estinta con il bagordo, che editava) ha curato due piccole collane di narrativa e poesia, tra le quali la collanina Taschino e hacollaborato all’uscita del catalogo antologico di poeti Centodue (‘86). Nella seconda metà degli anni ’90 ha presieduto a Roma l’associazione culturale CEPAA - Teatro del Centro. Ha organizzato e curato svariate attività culturali, convegni, mostre d’arte, concerti di musica classica e operistica, rassegne teatrali, corsi di università popolare, conferenze, rassegne e letture pubbliche di letteratura. Nel 2008 a Santulussurgiu ha diretto A libro aperto, uno degli 8 festival letterari della Sardegna. Ha pubblicato poesie su il bagordo, l’Avanti, Poiesis, il giornalenazionale COBAS dei Comitati di base della scuola e divulgato mediante letture in circoli, radio e su Internet. Un unico suo libriccino è dato alle stampe: Luminescenze, con sette disegni di Luigi Dragoni, il 174 della Collana dei Numeri, Editrice Signum d’arte diretta dal pittore Claudio Granaroli.
Maria Grazia Insinga. Scrive di sé: «nasco in Sicilia nel 1970 e faccio capriole polverose per vedermi da fuori, scrivere di me, ma debordo come da una rilegatura che non tiene. Dopo la laurea con lode in Lettere, gli studi in Conservatorio e in Accademia, l’attività concertistica e di perfezionamento e l’insegnamento nelle scuole secondarie, giungo quattro anni fa in anticipo all’ora del tè in Inghilterra. Salpo e metto vela – parafrasando Sereni – sull’onda del 20 di agosto alla volta della mia amata isola. Ora mi disincontro qui a centellinare trifogli a barili ché due mondi sono troppi e la Sicilia non è ancora esausta d’essere se stessa. Non ricordo d’esser morta e sento due notti in luogo d’una. Insegno Pianoforte presso una Scuola Civica di Musica succursale del Conservatorio “V. Bellini” di Palermo e mi occupo di ricerca musicologica – ho censito, trascritto e analizzato i manoscritti musicali inediti del poeta Lucio Piccolo –, di critica letteraria, e faccio parte della giuria del Premio Internazionale di Poesia “Don Luigi Di Liegro”. E poi scrivo. Le mie poesie sono apparse online su riviste specializzate (“Cartiglio d’ombra”, “La Bella Poesia”, “Larosainpiu”, “Words Social Forum”, “La stanza di Nightingale”).Spezzo in enjambement di fiato e senso il verso come per riporlo in uno spazio millimetrato grafico e mentale, una partitura senza altezze. La poesia è iniziazione al suono per il tramite corporeo della parola; mappa svanita d’agogica e dinamica dove quel che non dico l’ho detto prima di non dire».
Abele Longo insegna traduzione audiovisiva e letteraria presso la Middlesex University di Londra. Tra le sue pubblicazioni: “Traduzioni e trasgressioni, la Lysistrata di Astragali Teatro”, in Fabio Tolledi(a cura di), Roads and Desires. Appunti di viaggio di un teatro in Palestina (Besa, 2010); “The Cinema of Ciprì and Maresco: Kynicism as a Form of Resistance”, in William Hope (a cura di), Italian Film Directors in the New Millennium,Cambridge Scholars Publishing, Cambridge, 2010; “Subtitling the Italian South”, in Jorge Díaz-Cintas (a cura di), New Trends in Audiovisual Translation, Multilingual Matters, Bristol, 2009. Dirige la collana Neobar delle Edizioni Accademia di Terra d’Otranto (Calimera, Lecce), per la quale ha pubblicato la raccolta Reversibilità (2012) e, come coautore, La Versione di Giuseppe. Poeti per don Tonino Bello (2011) e Pugliamondo (2010).
Eugenio Lucrezi è nato nel 1952 da una famiglia leccese, e vive a Napoli. Fa il medico, il musicista e il giornalista. Ha pubblicato cinque libri di poesia: Arboraria (Altri termini, 1989); L’air (Anterem, 2001); Freak & Boecklin (con Marzio Pieri), Edizioni Morra-Socrate, 2006; Cantacaruso: Lenonosong (con Marzio Pieri), libro + CD musicale Snake shake del trio “Serpente nero blues band” (La Finestra, 2008); mimetiche (Oèdipus, 2013). Con il trio, per il quale compone e suona il basso, ha pubblicato nel 2013 il cd Frieda e altre storie.
Marco Onofrio, poeta e saggista di origine calabrese, è nato a Roma l’11 febbraio 1971. Ha pubblicato 21 volumi. Per la poesia ha pubblicato: Squarci d’eliso (Sovera, 2002), Autologia (Sovera, 2005), D’istruzioni (Sovera, 2006), Antebe. Romanzo d’amore in versi (Perrone, 2007), È giorno (EdiLet, 2007), Emporium. Poemetto di civile indignazione (EdiLet, 2008), La presenza di Giano (in collaborazione con R. Utzeri, EdiLet 2010), Disfunzioni (Edizioni della Sera, 2011), Ora è altrove (Lepisma, 2013). La sua produzione letteraria è stata oggetto di decine di presentazioni pubbliche presso librerie, caffè letterari, associazioni culturali, teatri, fiere del libro, scuole, sale istituzionali. Alle composizioni poetiche di D’istruzioni Aldo Forbice ha dedicato una puntata di Zapping (Rai Radio1) il 9 aprile 2007. Ha conseguito finora 30 riconoscimenti letterari, tra cui il Montale (1996) il Carver (2009) il Farina (2011) e il Viareggio Carnevale (2013). È intervenuto come relatore in centinaia di presentazioni di libri e conferenze pubbliche. Nel 1995 si è laureato, con lode, in Lettere moderne all’Università “La Sapienza” di Roma, discutendo una tesi sugli aspetti orfici della poesia di Dino Campana. Ha insegnato materie letterarie presso Licei e Istituti di pubblica istruzione. Ha tenuto corsi di italiano per stranieri. Ha partecipato come ospite a trasmissioni radiofoniche di carattere culturale presso Radio Rai, emittenti private e web radio. Ha scritto decine di prefazioni e pubblicato articoli e interventi critici presso varie testate, tra cui “Il Messaggero”, “Il Tempo”, “Lazio ieri e oggi”, “Studium”, “La Voce romana”, “Polimnia”, “Poeti e Poesia”, “Orlando” e “Le Città”. Collabora con i blog letterari “La presenza di Erato” e “L’ombra delle parole”.
Aldo Onorati, poeta, narratore e saggista, è nato ad Albano Laziale (RM) l’11 agosto 1939. Ha origini brasiliane: la nonna materna era di Säo Paulo. Ha insegnato Lettere negli istituti superiori e ha condotto corsi di specializzazione in «Tecnica del verso». Ha pubblicato quasi tutte le sue opere con Armando editore, presso cui ha lavorato per un certo periodo come curatore dell’Ufficio stampa. È stato direttore editoriale e di collane di critica. Giornalista, ha collaborato per decenni ad “Avvenire”, “L’Osservatore Romano”, “Il popolo”, “Giornale d’Italia”, “Specchio economico”, “Giornale di Brescia” etc., e anche alla RAI-TV, III programma, “Dipartimento scuola educazione”. Ha diretto numerosi organi di stampa, fra cui “Terza Pagina”, “Interviste oggi” e “Quaderni di filologia e critica”. È autore di 10 libri di poesia – lungo un arco cronologico che va dal 1958 al 2004 – raccolti nel volume Tutte le poesie (Anemone Purpurea, 2005). La vera riscoperta di Aldo Onorati poeta si deve però a Marco Onofrio, curatore di una antologia critica (Il mistero e la clessidra (EdiLet, 2009). La sua autorità di dantista lo porta a commentare il sommo Poeta in Italia e all’estero. Di recente, la Presidenza Centrale della Società Dante Alighieri gli ha conferito, al Vittoriano di Roma, il diploma di benemerenza con medaglia d’oro «Per la profonda conoscenza dell’Opera dantesca, al punto di diventare testimone nel mondo della Divina Commedia». È in via di pubblicazione con la stessa Società un’ampia sinossi critica dei 34 canti dell’Inferno. Le sue opere di poesia e di narrativa (oltre 40 libri) sono state tradotte in 16 lingue, fra cui Coreano, Esperanto, Francese, Inglese, Spagnolo, Portoghese, Romeno, Tedesco, Russo (la silloge poetica Domande assurde è apparsa prima a Mosca, tradotta e prefata da Evghenij Solonovich, e poi in Italia), Cinese, Polacco etc. Di particolare importanza è la supervisione e il saggio critico di post-fazione che Onorati ha fatto al libro di Louis La Favia sulla scoperta di un inedito di Dante: Chanzona ddante (Longo, 2012).
Silvana Palazzo, fondatrice e direttrice della rivista “Nuova Redazione Unical”, è responsabile delle attività del Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso e criminale dell’Università della Calabria, per il quale ha, fra l’altro, dato alle stampe, nel 2003, presso il Centro Editoriale e Librario dell’Unical, il volume Omicidi nel Cosentino1998-2001. Ha al proprio attivo un’intensa attività letterario-poetica. Si segnalano in proposito i volumi: Relazioni di Psiche; Insomnia (a Barcelona); Le Nuvole, in italiano e spagnolo; Il meme è un seme; Il silenzio, audiolibro; Francesco Leonetti. Il ritorno in Calabria. Tra le più recenti pubblicazioni: Cara Prof. Diari di classe (2012) e Le stagioni della mente (2013). Ha collaborato alle antologie L’impoetico mafioso, Seguendo Giangurgolo, Frammenti di-versi.
Marisa Papa Ruggiero è nata a Roma l’11 maggio1943. Vive a Napoli, dove ha svolto attività didattica nei licei statali, e dove è attiva sia sul fronte di una ricerca sui linguaggi creativi, con particolare riguardo alla poesia, sia su quello della verbo-visualità, con partecipazione a mostre e a raccolte antologiche. Dal 1991 decorrono le sue pubblicazioni di poesia in volume con: Terra emersa (Napoli, collana “L’assedio della poesia”); Limite interdetto (Ripostes, 1993); Origine inversa (Guida, 1995); Campo giroscopico (Riccardi, 1998; Persephonia (Manni,2001); Passaggi di confine (L’arca felice,2011); Di volo e di lava (Puntoacapo, 2013). Suoi testi poetici sono stati rappresentati a Napoli dal gruppo di cultura teatrale L’Ascolto. È presente, inoltre, in raccolte antologiche e in diverse riviste italiane ed estere, tra cui “Lettera Internazionale”, “Offerta speciale”, “Gradiva”,e nella rubrica “Donne e poesia”curata da M. Bettarini per la rivista internazionale “Poesia”. Ha partecipato come redattrice alla fondazione di alcune riviste napoletane di ricerca letteraria: “Oltranza”, edita da Guida, e “Risvolti”,edita da Riccardi. Per quest’ultima ha curato nei primi dieci numeri la sezione “Interviste” dedicata ad artisti visivi e a poeti dell’area sperimentale. Attualmente è redattrice della rivista di poesia“Levania”.
Giulia Perroni, nata a Milazzo (Me), vive a Roma stabilmente dal 1972. Dopo alcune valide esperienze nel campo teatrale, approda alla poesia. Sue raccolte: La libertà negata (Edizioni del Ventaglio,1986); Il grido e il canto (Campanotto, 1993); La musica e il nulla (Campanotto, 1996); Neve sui tetti (Campanotto, 1999); La cognizione del sublime (Campanotto, 2001), Stelle in giardino (Campanotto, 2002), Dall’immobile tempo (Campanotto, 2004); Lo scoiattolo e l’ermellino (Edizioni del Leone, 2009). Nel gennaio 2012, quasi contemporaneamente, vengono pubblicati una Antologia di percorso, La scommessa dell’Infinito (Passigli Editore) e il poema Tre Vulcani e la Neve (Manni Editore). È presente in antologie e riviste in Italia, U.S.A, Giappone; numerose recensioni le sono state dedicate su tante importanti riviste nazionali e internazionali. Alla sua opera si è interessato anche il poeta giapponese Kikuo Takano, che le ha dedicato il suo ultimo libro, Per Incontrare. Suoi testi sono stati musicati e portati in tournée in diverse università canadesi da Paola Pistono dell’Accademia Santa Cecilia di Roma. È stata invitata nel 2012, con La scommessa dell’Infinito, al Festival Internazionale della Letteratura di Mantova. Con il poeta Luigi Celi organizza dal 2000 presentazione libri, incontri di arte, letteratura e teatro, al Circolo culturale Aleph,nel cuore di Trastevere.
Gino Rago è nato a Montegiordano (CS) il 2 febbraio 1950, e risiede a Trebisacce (CS) dove, per più di 30 anni, è stato docente di Chimica. Vive e opera fra la Calabria e Roma, ove si è laureato inChimica Industriale presso l’Università “La Sapienza”.Ha pubblicato le raccolte poetiche L’idea pura (1989), Il segno di Ulisse (1996), Fili diragno (1999), L’arte del commiato (2005).Diversi studiosi hanno scritto saggi critici sulla sua poesia, tra cui Sandro Gros-Pietro, Giorgio Linguaglossa, Sandro Montalto, Luigi Reina, e Alfredo Rienzi.
Antonio Sagredo (pseudonimo di A. Di Paola), nato a Brindisi nel novembre del 1945, è vissuto a Lecce e, dal 1968, a Roma dove risiede. Ha pubblicato le sue poesie in Spagna: Testuggini (Tortugas) Lola editorial 1992, Zaragoza; e Poemas, Lola editorial 2001, Zaragoza; e inoltre in diverse riviste: «Malvis»(n.1) e «Turia» (n.17), 1995, Zaragoza. La “Prima Legione”(da Legioni,1989)in“Gradiva”, Ed.Yale Italia Poetry, USA, 2002; e ne Il Teatro delle idee, Roma, 2008, la poesia“Omaggio al pittore Turi Sottile”. Ha curato (con diversi pseudonimi) traduzioni di poesie e poemi di poeti slavi: i poemi Edison e Il becchino assoluto (in«L’ozio», 1988)di Vitězlav Nezval; e il poema Tumuli di Josef Kostohryz (in «L’ozio», 1990). Ha tradotto poesie scelte di Katerina Rudčenkova, di Zbyněk Hejda, Ladislav Novák, di Jiří Kolař, e altri, in varie riviste italiane e ceche.
Lina Salvi è nata a Torre Annunziata (NA) nel 1960. Dal 1982 si è trasferita in provincia di Lecco, dove vive e lavora. A metà degli anni ’90 si è dedicata con una certa assiduità alla poesia. Ha pubblicato la plaquette Negarsi ad una stella (Dialogolibri, 2003), seguita nel 2007 da Abitare L’imperfetto (La Vita Felice Edizioni – Premio “Donna e Poesia” 2007, Finalista Premio “Baghetta” 2008), Socialità (Edizioni d’if, 2007, Finalista Premio “I Miosotis”), Dialogando con C. S. (Edizioni della Meridiana, 2011, Premio “Sandro Penna” sez. inediti 2010). Poesie singole e sillogi sono state pubblicate su riviste letterarie e siti on line, fra cui La Clessidra, La Mosca di Milano, Il Segnale, Il Monte Analogo, Gradiva, ilcalzerottomarrone.it, e antologie, tra cui Luoghi del desiderio, Segreto delle Fragole, Officina della Percezione II , Milano in versi, Donne di-versi,e nell’e-book Calpestare l’oblio, pubblicato sul sito della rivista www.lagru.org e Micromega on line, nonché sui quotidiani “L’Unità” e “Il Giornale”. Ha ricevuto riconoscimenti e segnalazioni a vari premi letterari, fra i quali: “Lorenzo Montano”, “Astrolabio 2009”, “Nosside”, etc. Collabora alla rivista “La Mosca di Milano”.
Daniele Santoro è nato nel 1972 a Salerno, dove si è laureato in Lettere classiche, e vive a Roma dove insegna. Suoi testi poetici e di critica sono apparsi in varie riviste, tra cui «Caffè Michelangiolo», «Capoverso», «Erba d’Arno», «Gradiva», «Hebenon», «Il Monte Analogo», «Italian Poetry Review», «La Mosca di Milano», «Sincronie». Ha pubblicato i libri di poesia Diario del disertore alle Termopili (Nuova Frontiera, 2006) e Sulla strada per Leobschütz (La Vita Felice, 2012).
Ambra Simeone è nata a Gaeta (LT), dove risiede. Laureata in Lettere Moderne, ha conseguito la Specializzazione in Filologia Moderna con una tesi sul poeta Stefano Dal Bianco. Nel 2010 esce la raccolta di poesie Lingue Cattive (Perrone Editore); nel 2013 esce come esordio narrativo la raccolta di racconti Come John Fante prima di addormentarmi (deComporre Edizioni). Alcuni suoi testi sono apparsi su riviste letterarie e antologie; è co-direttore de Il Guastatore - Quaderni «neon»-avanguardisti.
Francesco M. T. Tarantino nasce e vive a Mormanno (CS). Si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze. Studia Teologia presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma.
Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e con il suo ultimo libro Memorie di alberi recisi (EdiLet, 2012) si è guadagnato il titolo di poeta della memoria. È curatore unico della Mostra Permanente di Poesia, prima a Mormanno e ora a Laino Castello. È coautore del catalogo d’arte Orizzonti in Divenire (Lepisma, 2013) dove ogni dipinto è commentato da una sua poesia.
Raffaello Utzeri è nato nel 1943 in Sardegna, e vive a Roma. Ha diretto a Cagliari la compagnia teatrale “Arte Laterale”. È autore di testi teatrali, prose e composizioni metroritmiche. Ha tradotto Tutti i sonetti di W. Shakespeare (EdiLet, 2009). Tra le sue pubblicazioni, il dramma storico Ellori! Ellori! (Sovera, 2004), la silloge poetica Orme Forme (Sovera, 2005) e, in collaborazione con Marco Onofrio, i poemetti La presenza di Giano (EdiLet, 2010). Svolge attività di consulente editoriale per la casa editrice Edilazio, presso cui dirige la collana di teatro e poesia di ricerca “Elsinore”. Collabora alla rivista “Lazio ieri e oggi”.
Adam Vaccaro, poeta e critico nato in Molise nel 1940, vive a Milano da più di 50 anni. Ha pubblicato varie raccolte di poesie, tra cui, da ultimo: La casa sospesa, Novi Ligure 2003, e la raccolta antologica La piuma e l’artiglio, Editoria&Spettacolo, Roma 2006. Tra le pubblicazioni d’arte: Spazi e tempi del fare (Studio Karon, Novara 2002) e Labirinti e capricci della passione (Milanocosa, Milano 2005) con acrilici di Romolo Calciati. Con Giuliano Zosi e altri musicisti, ha realizzato concerti di musica e poesia. Collabora a riviste e giornali con testi poetici e saggi critici. Per quest’ultimo versante, ha pubblicato Ricerche e forme di Adiacenza, Asefi Terziaria, Milano 2001. È stato tradotto in spagnolo e in inglese. Ha fondato e presiede Milanocosa (www.milanocosa.it), Associazione con cui ha curato varie pubblicazioni, tra cui: Poesia in azione, raccolta dal Bunker Poetico, alla 49a Biennale d’Arte di Venezia 2001, Milanocosa, Milano 2002; “Scritture/Realtà – Linguaggi e discipline a confronto”, Atti, Milanocosa 2003; 7 parole del mondo contemporaneo, Milanocosa, Milano 2005; Milano. Storia e Immaginazione, Milanocosa, Milano 2011; Il giardiniere contro il becchino, Atti del convegno 2009 su Antonio Porta, Milanocosa, 2012. Cura la Rivista telematica Adiacenze, materiali di ricerca e informazione culturale del Sito di Milanocosa.
Pasquale Vitagliano vive a Terlizzi (BA). Svolge attività di giornalista e critico letterario per riviste locali e nazionali. Ha scritto per “Italialibri”, “Lapoesiaelospirito”, “Reb Stein”, “Nazione Indiana”, “Neobar”. Nel 2005 ha conseguito la menzione speciale al Premio di Poesia “Lorenzo Montano Città di Verona - Sezione Opera Inedita”. Nel 2006 è tra i “segnalati” allo stesso premio – “Sezione Poesia Inedita”. Sul settimanale “Diva e donna” ha scritto di cinema e letteratura per la rubrica “Scandali e Passioni”. Nel 2006 ha curato la sezione riservata a “Italialibri” dell’Antologia della Poesia Erotica (Atì Editore). Ha pubblicato le raccolte Amnesie amniotiche(Lietocolle, 2009) e Il cibo senza nome (Lietocolle, 2011). Nel 2010 la silloge di poesie civili Europa è stata inserita nell’antologia Pugliamondo. Un viaggio in versi,curata da Abele Longo (Edizioni Accademia di Terra d’Otranto, Neobar). Nel 2011 ha partecipato alle opere collettive Impoetico mafioso: 100 poeti contro la mafia, curata da Gianmario Lucini (Edizioni CFR) e La versione di Giuseppe: poeti per Don Tonino Bello, curata da Abele Longo (Edizioni Accademia di Terra d’Otranto). Nel 2012 la silloge Dieci Camei è stata inserita nell’antologia Retrobottega 2, curata da Gianmario Lucini (Edizioni CFR). È presente nell’antologia di racconti del Dicò Erotique per Lite-edition, curata da Francesco Forlani su ispirazione del Dizionario di sessuologia pubblicato dal francese Jean-Jacques Pauvert. È tra i poeti antologizzati nello studio A Sud del Sud dei Santi. Immagini e Forme della Puglia Poetica, a cura di Michelangelo Zizzi (Lietocolle, 2013). Nel 2013 è stato finalista nella XVI Edizione del Premio “Poesia di Strada” di Macerata. Nello stesso anno è uscita la raccolta Come i corpi le cose (Lietocolle, 2013).