Corrado Paina Poesie da Largo Italia, SEF, Firenze, 2018, pp. 88 € 10 – con Riflessioni di Paolo Valesio, Gino Rago e il Punto di vista di Giorgio Linguaglossa

 

Giorgio Linguaglossa
Man Ray, Duchamp

 

Corrado Paina è nato a Milano e vive a Toronto da trent’anni. Ha pubblicato cinque raccolte di poesie (la più recente è Cinematic Taxi, del 2014), numerose plaquettes e un romanzo, Tra Rothko e tre finestre nel 2016.

 

Scrive Paolo Valesio nel retro di copertina:

 

«I confini tra migrazione ed espatrio sono ormai porosi, e la distinzione è in larga parte soggettiva. Ma quando si parla di poesia, l’elemento soggettivo è evidentemente cruciale. Rispetto all’epica, che è il linguaggio poetico della migrazione, e alla tragedia, che è il linguaggio poetico dell’esilio, il linguaggio poetico dell’espatrio tende a essere “prosaico” e desublimante – è una sorta di poesia della non-poesia (e in quanto tale, tipica della modernità). Il poeta esiliato, nella sua poesia, lotta con la disperazione; il poeta migrante lotta con il ressentiment; il poeta espatriato lotta con un fantasma. Nell’espatrio ha luogo una decostruzione, che può sfociare in una ricostruzione della personalità. (E nel rimpatrio, o dis-espatrio, tutto questo movimento si ripete). A volte pare di essere entrati nell’atmosfera di certi racconti fantastici, in cui un personaggio a un certo punto diventa invisibile. Ma vi sono tanti espatrii diversi quanti sono i poeti. E Corrado Paina, come affronta poeticamente il suo espatrio canadese, fra un viaggio e l’altro in Italia e altrove?

 

In Largo Italia, Paina inventa un personaggio (nessuna poesia “autobiografica” è autobiografica) il quale compie un temporaneo passaggio in Italia – e a Cuba, e in altri luoghi – che è anche un viaggio di ricapitolazione della sua giovinezza, e costruisce un Bildungsroman in versi: a ritmo di gran corsa e all’insegna soprattutto di una voracità intellettuale e culinaria.»

 

 Tre domande redazionali

 

1) quali sono le esperienze significative che la poesia deve prendere in considerazione?
2) la mancanza di un «luogo», di una polis, quali conseguenze hanno e avranno       sull’avvenire e il presente della poesia?

3) è possibile la poesia in un mondo privo di metafisica?

 

Risposte di Corrado Paina

 

1) oggi per me l’esodo.

 

Tutti  hanno censurato la memoria, non ricordano, non vogliono ricordare che siamo tutti profughi, espatriati, emigrati, viaggiatori, quello che Ai Weiwei chiama il flusso umano

 

Non credo in una poesia d’impegno (non sempre)  né in una poesia civica, a volte è necessaria, adesso è necessaria una poesia umana. Cosi come era necessaria la poesia di Celan.

 

Stefano D’Arrigo inizia così il Codice siciliano:

 

Gli altri migravano: per mari celesti, supini, su navi solari, migravano nell’eternità. I siciliani emigravano invece.

 

2) Finalmente il poeta non avrà un luogo.

 

Non ha sempre cantato di questo ? della mancanza o della ricercar di un luogo. Che è la stessa cosa. La poesia cambierà e sarà di tutti. Qualcuno ne ha paura. Io  no. Non credo.

 

3) la metafisica di un mondo privo di metafisica m’interessa molto.

 

È una sfida per il poeta. La poesia non è mai senza metafisica. La poesia è molto di più del mondo.

 

Giorgio Linguaglossa

 

A proposito del translinguismo, scrive Gino Rago:

 

1) La migrazione fisica si affianca a quella mentale/linguistica e implica non soltanto la perdita di un mondo precedente ma anche la costruzione di una barriera tra vecchi e nuovi linguaggi.

 

2) Una separazione interiore può accompagnare la scrittura in una lingua appresa da adulti in coloro che costretti a «Scrivere tra le lingue» possiamo intendere come scrittori “translingui”.

 

3) Il fenomeno del translinguismo letterario è più diffuso di quanto si pensi ed è spesso legato a eventi drammatici che hanno imposto l’uso di un’altra lingua.

 

4) Il situarsi tra le lingue spesso ha dato ai translingui l’occasione di sfidare i limiti del proprio strumento letterario avvantaggiandone la scrittura perché nell’uso di una lingua diversa dalla propria, soprattutto a fini di composizione letteraria, si insinua facilmente l’idea di sfida e di superamento di se stessi e dei propri limiti, che può produrre la soddisfazione della conquista, del possesso di uno strumento nuovo, ma può favorire anche la frustrazione dell’abbandono della lingua materna.

 

5) Oltre a costituire un’adozione linguistica, il translinguismo letterario, ovvero “lo scrivere fra due lingue” spesso ha comportato la trasformazione dell’identità culturale e personale dello scrittore in transito tra due culture, permettendogli di acquisire una visione nuova o ‘altra’ del mondo, mediata dall’altra lingua, dalla lingua cioè del paese dell’approdo.

 

6) Il translinguismo letterario è un discorso ancora tutto aperto a ogni tipo di analisi e di possibilità di esiti finali.

 

Il punto di vista di Giorgio Linguaglossa

 

Penso che dal punto di vista della sua poesia sia stato un bene per Corrado Paina essere espatriato dall’Italia ed essersene andato a vivere in Canada, a Toronto; non credo che abbia perso nulla, la poesia italiana nella sostanza è ferma da così tanti decenni che non avrebbe potuto aiutarlo in nessun modo. Giungo subito al dunque. Il poemetto d’inizio libro mi sembra quello più riuscito e più rappresentativo. È come se Paina avesse avuto un oscuro sentore di che poesia fare, ma poi, nel prosieguo del libro avesse, come dire, perso progressivamente il filo della matassa. La via giusta da seguire a mio avviso era quella indicata dal poemetto iniziale riprodotto qui di seguito. Lì c’è un andamento dinoccolato del verso libero con versi brevi e lunghissimi che si alternano in un parlato privatistico-occasionale, un lessico spurio, sporcato, poroso; ci sono ampi spazi che si susseguono, fondali che si aprono, digressioni apparentemente occasionali, considerazioni di carattere personale, inserti di apparente intrattenimento, deviazioni, rammemorazioni mixate con considerazioni incidentali, privatistiche; c’è una geografia variegata (palazzo Gangi, Place de la Contrescarpe, largo Alfano, Milano, la Vucciria, Palermo, il Grand Hotel),  personaggi storici o inventati strizzano l’occhio al lettore per dirgli che ci troviamo in una realtà illusoria (Wagner, Guttuso, Gregory Corso, Dalton Roque, Tintoretto…). Qui Paina fa poesia mediante l’impiego della meta poesia, il che è un procedimento antichissimo ma sempre attuale e valido, per lui «Scrivere in Italia significa scrivere di fuga/ e distacco/ significa rifiutare le spiagge…». Ecco, io direi al poeta che la sua poesia acquista spessore e lievità proprio quando accentua il distacco dai modi tradizionali della poesia che si descrive lombarda o milanese, quando abbandona i topoi del racconto unidirezionale e lineare, quando accetta il rischio di andarsene per i fatti suoi, di correre in libertà tra una digressione e una confessione mascherata di carattere privato. È qui che Corrado Paina ritrova se stesso, trova accenti convincenti:

 

Dovevo venire in Canadà

per trovare la luce di casa mia

 

Giorgio Linguaglossa

 

Corrado Paina Poesie da Largoitalia, Società Editrice Fiorentina, 2018 pp. 88 € 10

  

Non puoi farti un'idea di cosa è realmente la bellezza se non visiti l'Italia almeno una volta e ti devi dar la pena soltanto di godere appieno e con agio

Tuo

Johannes

 

*

 

Come Gregory Corso 

 

Spir't

Is life

It flows thhru

The death of me

Endlessly

Like a river

Unafraid

Of becoming

The sea

 

Al Grand Hotel et des palmes a Palermo

non c’è una targa dedicata a Raymond Roussel

che fu buon cliente (che io sappia) finché non s’ammazzò nella stanza 224

al Chelsea hotel  la gente avrebbe fatto la fila per prendere la 224

ma la chiesa sta a Roma non a New York 

lo sa bene Gregory Corso che non può riposare dietro la piramide Cestia

tra i pini che profumano di veleno e mandorle 

 cammino lungo il porto 

più che altro per far contento mio padre 

che amava le navi

quella per Tunisi parte da qui ed io ho solo un altro giorno a Palermo 

sogno Hammamet mentre mangio le panelle 

ad un tavolo di Largo Alfano 

che è come Place de Contrescarpe

senza i clochards i turisti e il pastis

scoppiano petardi che lasciano un profumo di paura e morte

e di popolazione 

quella che non si incontra più a Place de Contrescarpe

ma la s’incontrava quarant’anni fa

a largo Alfano c’è il pane e milza che lascia un retrogusto punico

il giovane che s’addormenta al sole sulla vespa ergonomica (si può dormire su una vespa è un’operazione ortogonale) come un dragone verde, una garguglia 

che nasce dal marciapiede per principio attivo

la notte non si dorme si urla in un movimento che è perennemente estivo

se n’è accorto Wagner che non riusciva a dormire al Grand hotel e des palmes  

con grande uggia di Cosima

e quindi se n’era andato a palazzo Gangi in piazza Porazzi (Porazzi fragment) 

the bottom of the sea is cruel

ed ogni tanto appaiono questi onfaloni dagli occhi verdi

stirpi innestate dal riso marino

il corpo assottigliato dal viaggio immortale

trompe l’oeil di bellezze effimere 

misteriose che impongono la normalità a noi passeggeri 

della vita

mobile universo di folate

ma c’è un predominio dell’acqua

sul fuoco

sulla terra 

sulla convinzione e l’eristica

sul vento 

ce ne rendiamo conto qualche volta 

quando smettiamo di ricordare

quando non siamo alga

quando non siamo conchiglia

ma sospiro respiro

ombra che disseta

odio i milanesi che amano la montagna

che credono nel grande contributo 

delle famiglie per bene storiche

come le montagne

   

in largo Alfano le tentazioni sono tante

forse vorrei rinascere solo per incontrare le donne

che oggi sono ostentatamente negre 

 vi amo come le palme

come i treni in ritardo

come i chioschi del polpo  

come i frutti del peccato che sanno ancora di peccato 

assomiglio sempre di più a Gregory Corso

fisicamente intendo

che non sarà mai considerato il migliore poeta della beat generation

di lui ho il colore dei capelli ed il numero dei denti veri

in comune abbiamo anche il fatto di essere i  più sinceri del gruppo 

 di perderci dietro gli individui 

di non impegnarci se non nel carnale 

eppure gli assomiglio in questo tentativo patetico di essere il migliore

perché tu eri veramente poeta 

di combattere il palio dove la poesia corre e cade sul ciottolato

si rompe le gambe e stracca  il poeta

vince per il trionfo di pochissimi

diciamo che sono un poeta a cui è stato chiesto di scrivere

un’ ode all’arancino

diciamo che come tutti i poeti  non ho idea di cosa dire 

allora si creano le condizioni ideali per la poesia perfetta

  

Ode all’arancino

ogni angolo ogni boudoir

è occupato

riempito di tutto ciò

che il mondo è 

e questo pieno con gli anni

ci schiaccia a terra

si vola con la fantasia 

con l’arancino leggero come una nuvola  e rissoso come la valanga

il corpo dell’arancino è

un seno che ride

un cazzo che travolge

le chiappe di una rocca

la vagina che figlia e rifiglia

insomma l’arancino sul traghetto 

dello stretto 

non è il più buono 

ma ti fa penare di nostalgia

piangere d’allegria

nuotare nel gorgo della libertà 

termitaio del deserto 

dentro è vita

fuori è palazzo

di cosa sia rimasto alla Vucciria 

di sano intendo di vero intendo 

è difficile dirlo 

La vucciria 

e i musei  sono sempre in ristrutturazione

Ci è stato chiesto cosa rimane

rimane l’arancino il pieno vivo 

macché Guttuso

il mercato non è più

un libro dice che è mercato di droga

è quasi un miracolo 

che in una libreria nel mercato

possa comprare un’edizione del 1923 

de L’Orfanella di Milano della Carolina Invernizio

un bambino mi fa un decaffeinato buono 

e non si rifiuta come a Napoli 

il mostruoso del Sud m’irretisce

in un pomeriggio piovoso

minutaglia

trippaglia

sanguinaglia

minuta Cristiania del Sud

del barbeccù

I film sul cinema sono sempre più incensati

di quanto meritino

Cinema paradiso ci hanno venduto le lacrime del profondosud

piacciono ‘sti film agli attori

che ridono quando non si deve che piangono quando non si deve

loro capiscono

loro sanno la sofferenza 

il mestiere

che è come quando i miei amici

leggono poesie 

e non si legge la poesia si fa

alla Vucciria ci si fa di poesia

Ricette per non sopravvivere

Crane Broken tower

Ricette per godere

Piccolo

con Pascoli

Pagliarani morto da poco

Dalton Roque erede del mucchio selvaggio

Quando ti chiederanno il mio nome

Schrott in una delle poesie più dolorose

che abbia mai letto

Actaeon

E cosi’ capi’ che eri stata da un altro 

che stavi più nuda di quanto ti possa

mai trovare o il resto del mondo

Shelley

Di quanto in quanto in questa città

che aspira al mare

nasce una classe di volontari

che si addestra al silenzio 

ed al tempo

li troverai all’angolo delle edicole serrate

alle fermate dei pubblici trasporti

odio i milanesi che amano la montagna

che credono nelle famiglie per bene storiche

come le montagne

Shakespeare ci ha inventati 

Ti faccio la domanda più vecchia del mondo

o almeno la domanda che il primo umano ha fatto quando ha incontrato un altro umano

ma questo mondo 

questo mondo di fiori e neve di mal di pancia e di acqua

assomiglia al tuo ?

ha gli stessi colori ?

i suoni sono i suoni e i sassi sono i sassi anche per te 

vedi anche tu quello che io vedo

Là per esempio è bello come lo vedo io 

ma come vedi ?

Vedi rotondo

Vedi quadrato

Senti bestemmie  o canzoni ?

 

 *

 

Il guitto disoccupato vende pochi libri sul marciapiede

davanti al palazzo d’ingiustizia

non so proprio cosa comprare e ogni libro me lo spiega

scelgo un lucido neutro da scarpe

è con il Tintoretto che sento pace

amici morti 

amici deceduti potevamo morire tutti insieme

era quello che pensavamo

l’ars moriendi di noi profughi 

a Cagliari la buona morte 

il mondo non mi vuole e non lo sa più 

I bronzi di Riace 

sono stesi dietro una vetrina per restauri 

in una bacheca alcuni reperti archeologici

un cazzo minuscolo di bronzo 

gli antichi ce l’avevano piccolo

comunque più piccolo del mio 

Ah! il sollievo del passato 

ma come può essere sollievo il passato ?

perdiamo poeti e parole ogni giorno 

fino al silenzio della memoria

Mi sono sottratto a te per non essere più 1

ma soggetto di moltitudine

nel mondo dei tutti felici 

ho messo un cartello con una X

balzando e danzando 

basculando 

scontrandomi 

distaccandomi 

sottraendomi 

e se 1 meno me è nulla

ma solo massa da dimenticare

moltitudine da riaffermare 

nomade che non torna a casa

mai

1 è il nemico

 

La vida es un cigarillo

 

A Leopoldo Maria Panero

 

 *

 

È notte

E  mi sembra

di sapere tutto.

 

(Alberto Casiraghy)

 

ma i suoi aforismi sono gioco e preghiera.

saltano con la voce e si nascondono 

al suono.

Sono risse d’amore vespertine 

 

alle piaghe della natura 

mai avvezzi 

in ascolto della parola mai capita degli animali

 

Le parole che nascono vanno bagnate tutte i giorni

(Alberto Casiraghy)

 

*

 

Noi siamo degli scherzi di luce

La materia non esiste

 

Medardo Rosso

 

Non penso spesso in inglese, lo facevo prima nei primi anni in Canada. Forse perché mi  pare di cogliere parole come bolle di sapone come fiocchi di neve, come gomitoli di polline. Si agitano nell’aria e demiurgicamente le spingo, le stringo, le soffio per traiettorie più brusche. Vorrei scrivere che  I long for, mi pare più efficace che desidero, bramo o provo nostalgia per quelle notti estive urbane.  

La città era ancora confusa tra industria e servizi, di dismesso c’eravamo noi. Long mi dà l’idea di un’estensione del ricordo, da cogliere. 

Avevo rifiutato il sapere del mondo

e perciò non conoscevo il sapere del mondo

la vita dello scarafaggio 

i nomi delle piante

che cos’era la pioggia

m’ero innamorato di poche cose 

alcune frasi di Gide 

Aden d’Arabia

un paio di poesie di Rimbaud

i fumetti 

amavo la musica autisticamente

oggi vorrei recuperare il tempo perduto 

la chimica credo m’interessa più della filosofia

scoprire la formula del sapere 

per imbottigliarlo in numero illimitato 

dopo la vaccinazione 

ci sarà solo un rischio 

se questo è il sapere del mondo

che cosa ci ha nascosto il mondo 

che cosa sa lui ? che cosa ci nasconde ?

troppo maturo per il suicidio ho perso l’unica cosa che sapevo 

che la mia ignoranza era la mia gioventù  

che la conoscenza mi privava di una morte ingiusta

che essa era poca cosa di fronte al consumo dell’età

che avrei barattato la mia conoscenza per una corsa nei campi

quando il sole novello asciuga le mie lacrime e la rugiada  

 

“…give sense to the vulgar, give my mysteriousness to the common, give the dignity of the unknown to the obvious, and a trace of infinity to the temporal.”

Novalis

 

 *

 

Qualis artifex pereo 

 

Assassinare il peggiore poeta  

la poesia  inizia con un omicidio 

dobbiamo far tacere il poeta che è in noi 

 

Piet Mondrian 

 

Non mi piace camminare in fretta tra i Cezanne

perché gli sfondi e il centro si assomigliano

Sono passati 

Così gracili 

Uno deve guardare simbolicamente al futuro

Con Mondrian è diverso

Le linee si stendono

Ti seguono 

Come oca inchiodata 

Il colore s’ingrassa