Poesie di Gino Rago, Mauro Pierno, Alfonso Cataldi, Guglielmo Peralta, Lettera ad un poeta di Giorgio Linguaglossa, L’oblio dell’oblio, L’oblio della memoria, Michele De Martino, L’evento dal punto di vista del soggetto, Gennaro Imbriani, Paura e angoscia in Essere e Tempo di Heidegger, L’evento, Ereignis, è in se stesso una Enteignis, Espropriazione

 

 

 

Giorgio Linguaglossa
Bernardo Bertolucci – 
Quale poesia scrivere nell’epoca della fine della metafisica?

 

 

Gino Rago

 

Un tentativo di risposta alle 3 domande

 

– Quale poesia scrivere nell’epoca della fine della storia?
– Quale poesia scrivere nell’epoca della fine della metafisica?
– Quale è il compito della poesia dinanzi a questi eventi epocali?

 

 

Gino Rago

 

Polittico in distici sotto forma di conversazione immaginaria
Tra John Taylor, Alfredo de Palchi, Lars Gustafsson, Giorgio Linguaglossa

 

Tutto comincia dalla moglie che dice al marito:
«Sei un fallito»

 

“Fat Man” su Nagasaki…
Stoccolma, luglio 2019,

 

dalla cronaca del quotidiano di Svezia:
“Oggi è morto anche il suo cane.

 

Prima se ne andarono il figlio e la moglie.
La casa. Un museo di cianfrusaglie,

 

Di rimanenze di ciò che è stato.
Il piastrellista-di-Uppsala va in pensione

 

Ai margini dell’esistenza.”
[…]

Il Signor A. d. P.* si è ritirato
Ai confini del vivere,

 

Dichiarata inappartenenza
Alla società, al mondo, alla vita.

 

«Uomo della possibilità»
Costretto in un mondo di congiuntivi,

 

di affermazioni precedute da un “forse”
Seguite da un punto interrogativo,

 

A. d. P.-piastrellista-poeta
Mette il vento nelle vele

 

Per un viaggio a ritroso
Alla ricerca di come giungere a sé stesso.

 

In quali luoghi è andato smarrito
Ciò che dava realtà e senso alla sua vita?

 

Il Signor A. d. P. accetta soltanto lavori in nero.
Nella casa dell’amico da restaurare

 

Entrano personaggi veri o sognati.
Il piastrellista di Uppsala-Verona li conosce tutti.

 

«Storia di un uomo della possibilità….»
Storia di un poeta. Di una vita nella estraneazione

 

Nella rivolta degli oggetti smarriti.
[…]
La sua vita disciolta nei versi…
Ci ha detto:« Con la poesia uccidete la morte.

 

Fatelo per la libertà di tutti.
Dello sfruttato e dello sfruttatore».

 

Alfredo ha attraversato un Secolo di orrori,
Il dolore di Vallejo è stato il suo dolore

 

Nel petto. Nel bavero. Nel pane. Nel bicchiere.
Nei versi ha dato i baci che non poteva dare,

 

Soltanto la morte morirà
E la formica porterà briciole

 

Alla bestia incatenata,
Alla sua bruta delicatezza:

 

«Uccidiamo la morte con i versi, solo la morte morirà».
[…]
Da una e-mail di Alfredo de Palchi
Al Direttore di Il Mangiaparole:

 

“Caro signor poeta,
Crede ancora al mondo dei miti?

 

Dal 6 agosto del 1945
Dopo “Little Boy” su Hiroshima

 

I vincitori e i vinti di Troia
Sono a New York con le loro donne.

 

Ecuba in cucina prepara marmellate,
Cassandra legge i giornali ogni mattina,

 

Priamo gioca in borsa.
Paride con i dreadlock

 

Porta il cane al Central Park.
Presso i Greci si diffonde l’Aids,

 

Un guerriero travestito da Clitemnestra
sgozza il Re nella vasca da bagno.

 

Ettore lo incontro sui 10 chilometri della Fifth Avenue
Mentre Andromaca fa acquisti da mille e una notte.

 

Astianatte gioca col pc. E’ sempre solo a casa.
I miti sono l’inganno d’Occidente,

 

“Fat Man” su Nagasaki ha cambiato il mondo…
Ma per Lei forse i miti sono l’aria.

 

Chi vivrebbe senz’aria…”
[…]
Lars Gustafsson: «Caro John Taylor,
Come è finita la guerra di Troia…

 

Nessuno lo sa. Quella guerra non è mai cominciata.
Presto ti spedirò a New York

 

I diari di un giudice fallimentare del Texas
E la storia di un cane.

 

Non smettere mai di interrogarti,
Le parole sanno più di noi,

 

Ciò che pensi ti precede,
Tutto quello che pensiamo

 

Già sa qualcosa che noi non sappiamo».
[…]
Mister J. T.** ce l’ha con la luna
Perché non mostra a nessuno il suo lato oscuro.

 

È lì che s’annida il mistero del vivere?
A. d. P a Lars Gustafsson:

 

«Caro Signor L. G***.,
L’uomo sulla bicicletta blu

 

Può cambiare la sua vita
In ogni momento,

 

I messaggi attraversano la storia
Come codici travestiti da idee.

 

Nella Grande Mela mi ha salvato
Lo stupore contro la banalità del quotidiano».

 

Una barca di vivi o di morti
Dondola sulla calma di un lago.

 

.
* A. d. P. è Alfredo de Palchi
* * Mister J. T. è John Taylor
*** L. G. è Lars Gustafsson

 

 

Giorgio Linguaglossa

Priamo gioca in borsa./ Paride con i dreadlock//
Porta il cane al Central Park./ Presso i Greci si diffonde l’Aids,

 

 

Guglielmo Peralta

 

A proposito del nulla, questa mia poesia

 

Il volto buono del nulla

 

Si squarcia oltre il visibile
la caliginosa coltre
se lo sguardo trasogna
e gravido di stelle
illumina la notte
Là dove tutto tace ed ombreggia
come un sole irrompe
il pensiero e dall’assenza
sorge una forma
si distende la materia
Creare è sognare
l’Impensato
che da infinita distanza
si svela e si dona all’Aperto
Nel flusso di luce
dimora un’altra vita
si schiude nel frutto che matura
ogni essenza
e mi raccolgo e mi addentro
nell’essere delle cose
E benedicendo
l’Increato
contemplo nello specchio del mondo
il volto buono del Nulla

 

 

Mauro Pierno

un ulteriore passo. doble. un fiato enorme.
hai detto o no che è eterno il presente?

 

e che ci fai allora con quella lente in mano?
con questo spazio che continua, la storia

 

ingrandita ad arte e un microscopio puntato sopra un calco?
hai letto ancora. hai accompagnato la virgola nel gorgo,

 

il punto esclamativo dentro l’attico, la stanza ammaestrata
sopra un puntaspilli. disotterrato, un frego sottile che ride sopra versi.

 

.

 

 

 

Alfonso Cataldi

Una margherita spunta fuori dal cappello a cilindro
Il pubblico pagante applaude e scappa via

 

Nel camerino Mauro Pierno si strugge al di là del trucco
«NOE… non NOE… NOE… non NOE»

 

Assediata, la prima profezia
lascia i piedi fuori dalla tenda.

 

Le stelle sono torsoli di mela
il muso della scrofa ha gli anni luce contati.

 

Alla fashion week si denuda il duomo di Monreale.
Dolce&Gabbana ripiantano il carrubo sul tesoro di monete disperse.

 

Sofia ha scoperto i videogiochi splatter
«guarda: il sangue schizza dappertutto, con tutte le tabelline.

Domani aiuterò la maestra a darsi lo smalto sulle unghie»

 

La sveglia delle 20.30 segnala che la donna d’altri è rientrata in casa.

Da due anni Tomek posiziona il telescopio alla finestra.

 

– Si, è stato dimesso, col divieto assoluto di osservare chicchessia
è un amore calcaneale e non può essere operato.

 

Giorgio Linguaglossa Giorgio Linguaglossa

 

 

Lettera di Giorgio Linguaglossa ad un giovane poeta

 

caro Simone Carunchio,

 

la metafisica del novecento è stata caratterizzata dall’oblio dell’essere, ma adesso siamo entrati in un nuovo eone, siamo entrati dentro una nuova nuvola gravida di pioggia: l’oblio dell’oblio, l’oblio della memoria. È questo l’evento fondamentale sul quale si devono misurare la nuova arte e la nuova filosofia del secondo decennio del nuovo millennio, sottovalutare, non vedere, non voler capire, evitare di prendere nota di questo iceberg vuol dire semplicemente non voler vedere, essere incapaci di prendere in carico ciò che il nuovo eone porta con sé.

 

Penso ad esempio che le poesie sopra postate siano la testimonianza di quanto qui si dice: l’oblio della memoria porta uno sconvolgimento totale nelle menti e nelle parole degli uomini di oggidi qui il frammento e la de-soggettivazione dell’io e la de-fondamentalizzazione del discorso poetico. Non dobbiamo commettere l’errore di non guardare bene in faccia la fisionomia di questo ospite non gradito, dobbiamo essere consapevoli di colui che viene, della novella che ci consegna. Non voler accettare il suo messaggio, non voler vedere la gravità di questo messaggio è un atto di debolezza, della «debolezza della ragione poetica», come titolerò il mio prossimo libro di riflessioni sulla NOE che darò alle stampe l’anno entrante.

 

Scrive Roberto Terzi:

 

“Se la metafisica è stata caratterizzata dall’oblio dell’essere e dalla sottrazione di ciò che destina l’essere, quel che viene meno ora, in un certo senso, è l’oblio dell’oblio, l’oblio di questo ritrarsi dell’evento: il raccogliersi del pensiero nell’evento equivale pertanto alla fine di questa storia della sottrazione. […] Ma il velamento, il quale appartiene alla metafisica come suo limite, deve essere attribuito in proprietà all’evento stesso. Ciò vuol dire che la sottrazione […] si mostra adesso come la dimensione del velamento stesso, il quale continua ancora a velarsi, solo che adesso il pensiero vi presta attenzione.

 

[…] L’evento è in se stesso una Enteignis, «espropriazione»”

 

Ed ora la parola a Giorgio Agamben:

 

https://www.raiplayradio.it/audio/2019/09/quotLa-parola-che-vienequot—-Incontro-con-Giorgio-Agamben–63345dbc-9e1c-4a10-93aa-9a5cc1d38596.html?fbclid=IwAR1Il_wMGWfVq-AvpdOYYlS0tcWFI7PA6krmU5G6vUZsKpsoEfIxvnO7w6g

 

 

Michele Di Martino 

 

L’evento dal punto di vista del soggetto

 

«…il suo [dell’evento, ndr.] carattere pre-soggettivo o addirittura a-soggettivo. Assieme alla metafisica, in effetti, cade anche il concetto di soggetto, che in maniera sempre più imponente da Descartes a Husserl si era fatto strada al suo interno.

 

È forse possibile parlare di un soggetto dell’evento, di un soggetto che di diritto precede e registra l’evento che gli accade? In un senso trascendentale certamente no, non più, è evidente. Sarebbe il sintomo lampante di un modo ragionare ancora metafisico, ancorato alla figura del fondamento stabile, immobile. Il primum è piuttosto l’evento, assolutamente libero da tutte quelle categorie, come passato-futuro o causa-eetto e così via, che trovano il loro senso unicamente in relazione al soggetto che le esperisce.

 

Nella misura in cui il soggetto, l’«attore», cessa di costituire la prospettiva della filosofia, è l’evento, con le categorie impersonali che porta con sé, a dettare i termini della prospettiva. Il compito dell’individuo, per parte sua, è di saper diventare«figlio dei propri eventi [o degli eventi che fa propri] e non delle proprie opere», facendosene carico, una volta che li ha incarnati. In questo senso l’evento, come singolarità assoluta, non ha nessun qui ed ora, poiché il qui ed ora è sempre in riferimento ad un soggetto.

 

J. Derrida, La scommessa, una prefazione, forse una trappola, prefazione a S. Petrosino, Jacques Derrida e la legge del possibile, Jaca Book, Milano, pp. 11-12. J. Derrida,
J. Derrida, Autoimmunità, suicidi reali e simbolici. Un dialogo con Jacques Derrida, p. 99

da https://www.academia.edu/29169147/Il_ritorno_dellevento

 

 Giorgio LinguaglossaGiorgio Linguaglossa

 

Gennaro Imbriani

 

“Paura” e “angoscia” in Essere e Tempo di Heidegger

 

Nella sua opera più nota, che inaugura alla fine degli anni Venti del Novecento l’apertura di una nuova stagione del pensiero filosofico europeo, Heidegger lavora ad una concezione dell’esistenza e della vita umana che si pone l’obiettivo di scardinare le vecchie filosofie del soggetto, descritto dalla tradizione filosofica, a giudizio dello stesso Heidegger, solamente come una sostanzialità astratta. L’intento dell’autore è invece quello di arrivare a pensare l’uomo nella sua concretezza vivente, nella sua fatticità [Faktizität], al cui interno l’esserci [Dasein], in quanto è già da sempre apertura al mondo e essere-nel-mondo In-der-Welt-sein], si trova gettato in una determinata «tonalità emotiva» [Stimmung], che ne specifica la «situazione emotiva», il «trovarsi» [Befindlichkeit] e ne determina al contempo la collocazione e lo stare al mondo.

 

La cifra dell’operazione di Essere e tempo (1927), che è appunto quella dell’elaborazione dell’analitica esistenziale, risiede precisamente nel tratteggiare le linee fondamentali di una «ermeneutica della fatticità», che colga l’esserci dell’uomo nelle sue dimensioni vitali più fattive, concrete, e che dunque non contempli solamente il piano della descrizione del soggetto trascendentale della tradizione neokantiana e husserliana, ma che ponga capo ad una descrizione della vita in quanto esistenza.

 

È all’interno di questo piano teorico che i concetti di paura e angoscia diventano dal punto di vista di Heidegger fondamentali, ovvero “esistenziali” che definiscono l’esserci nella sua dimensione reale, nella sua unità vivente. La «paura» è infatti definita in Essere e tempo come «modo della situazione emotiva [Befindlichkeit ]» [ET, p. 173]. Heidegger ne svolge il concetto secondo «tre aspetti», che vengono definiti come il«davanti-a-che [das Wovor] della paura, l’aver-paura [das Fürchten] e il per-che [das Worum] della paura» [ET, p. 173].

 

Seguiamo la descrizione heideggeriana del concetto in questione secondo questi tre riguardi.Il «davanti-a-che» della paura è ciò di cui concretamente si ha paura. Questo è «sempre un ente che si incontra nel mondo, sia esso un utilizzabile, una semplice-presenza o un con-esserci» [ET, p. 174], che, in ogni caso, possiede «il carattere della minacciosità [Bedrohlichkeit]».

 

https://www.academia.edu/35317383/PAURA_E_ANGOSCIA_NEL_PENSIER