Marie Laure Colasson, poesie inedite da Elle fumait un demon vert, con una Glossa di Giorgio Linguaglossa

 

Giorgio Linguaglossa
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa

 

 

Marie Laure (Milaure) Colasson nasce a Parigi e vive a Roma. Pittrice, ha esposto in molte gallerie italiane e francesi, sue opere si trovano nei musei di Giappone, Parigi e Argentina, insegna danza classica e pratica la coreografia di spettacoli di danza contemporanea

 

Marie Laure Colasson

 

dedico questa mia poesia ad Ágota Kristóf dalla mia raccolta inedita

 

En chute libre

 

14.

 

Eredia regard mélancolique

le balcon du deuxième étage

un amour réduit en cendres

 

Dante et Delacroix jouant aux échecs

se partagent l’enfer

 

Les chaises encordées

dans leur chute l’une après l’autre

remontent la pente

 

Akram Khan gestes saccadés insecte prisonnier prodigieuse toupie

immersion dans des méandres inextricables

 

La pluie en trombes

des annelides grouillant sur la pierre

 

La Contesse Bellocchio

villa palladienne

entourée de jeunes artistes

laisse tomber bagues et diamants

 

Sébastien tout habillé chapeau melon

sort de l’eau en tumulte

Elisa portable à la main photo et fou rire

 

*

 

Eredia sguardo malinconico

il balcone del secondo piano

un amore ridotto in cenere

 

Dante e Delacroix giocano a scacchi

si dividono l’inferno

 

Le sedie legate con la corda

nella loro caduta l’una dopo l’altra

risalgono la china

 

Akram Khan gesti a scatti insetto prigioniero prodigiosa trottola

immersione dentro meandri inestricabili

 

La pioggia battente

anellidi brulicanti sulla pietra

 

La Contessa Bellocchio

villa palladiana

circondata di giovani artisti

lascia cadere anelli e diamanti

 

Sebastiano tutto vestito bombetta

esce dall’acqua in tumulto

Elisa cellulare in mano foto e risata a crepapelle

 

Giorgio Linguaglossa

Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa

 

15.

 

Eredia

tête océanique aux écoutes

erratiquement persécutée

misophonie

 

Découpage collage papiers savoureux

” oublions les choses ne considérons que les rapports ”

Braque révolution artistique

 

Après – guerre en Russie

Lya la grande gigue du front

étouffe Pachka enfant

séquelles de traumatismes d’ exactions

 

Zaza dans son lit

nicopactch sur la fesse rêve d’une course effrénée

sort du lit course effrénée dans le vide

contre la penderie son visage fracases

 

Petit fauteuil Louis 16

velours grenat boiseries blanches

étroite assise pour un arrière train volumineux

 

Biarritz G 7

tour d’ivoire des foutus politiques

manifestations manifestations

………manifestations

 

Miso Misein misandre

délaissée isolement revanche

 

Un toit d’ardoises

deux pigeons ramiers au ventre rose

roucoulements battements d’ailes

 

Abrahim pleure

dans les sables mouvants de son oreiller

 

*

 

Eredia

testa oceanica in ascolto

erraticamente perseguitata

misofonia

 

Découpage collage carte saporite

“dimentichiamo le cose

consideriamo soltanto i rapporti”

Braque rivoluzione artistica

 

Dopo guerra in Russia

Lya la spilungona del fronte

soffoca Pachka bambino

sequele di traumatismi di atrocità

 

Zaza nel suo letto

nicopatch sulla chiappa sogna una corsa sfrenata

si alza dal letto corsa sfrenata nel vuoto

contro l’armadio il suo volto fracassato

 

Poltroncina Luigi XVI

velluto granata boiserie blanche

seduta stretta per un sedere voluminoso

 

Biarritz G 7

torre d’avorio dei fottuti politici

manifestazioni manifestazioni manifestazioni

 

Miso… Misein… misandria

trascurata isolamento rivincita

 

Un tetto di ardesia

due colombacci dal ventre rosa

tubare battiti d’ali

 

Abrahim piange

nelle sabbie mobili del suo cuscino

 

Giorgio Linguaglossa
Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa

 

17.

 

Perles en boucles d’oreilles en colliers

ruban dans les cheveux un large chapeau rouge

habits ornés d’hermine

billets doux lèvres entrouvertes

futilités terrestres les femmes de Vermeer

 

Bancs pelouses l’une dessine l’autre écrit

jardin du Luxembourg

 

Caste vulnérable

tout juste onze ans jeune fille indienne sans dote

soumise à une cerémonie nuptiale avec la divinité

 

Elisa ses guerriers de passage très sage

“le temp perdu ne se rattrape plus”

 

De branche en branche moineaux sautillants

un numero d’équilibre

 

Construction de l’espace des forme des couleurs

pur élixir artisanal

le reste du monde annulé

 

*

 

Perle orecchini collane

nastri nei capelli un largo cappello rosso

vestiti ornati d’ermellino

biglietti d’amore labbra socchiuse

futilità terrestre le donne di Vermeer

 

Panchine prati l’una disegna l’altra scrive

jardin du Luxembourg

 

Casta vulnerabile

undici anni ragazza indiana senza dote

costretta a una cerimonia nuziale con la divinità

 

Elisa e i suoi guerrieri di passaggio molto saggia

“il tempo perso non si riacciuffa più”

 

Di ramo in ramo passerotti saltellanti

un numero da equilibrista

 

Costruzione dello spazio delle forme dei colori

puro elisir artigianale

cancellato il resto del mondo

 

Giorgio Linguaglossa

Marie Laure Colasson, Struttura dissipativa

 

18.

 

Les yeux fouillaient et farfouillaient

de droite à gauche

de gauche à droite

une mobilité affollante

 

Un jour la nuit

le tourbillont de Gustav Malher symphonie n° 1 “Le Titan”

sous les feux de la scène elle danse

elle danse à l’unisson elle danse

présence magnétique

 

La chaleur à flétri le bouquet de freesia

il n’en reste que la fragrance souvenirs parfumé

 

Répétitions

calcul du temps pour changements de costumes

Rita bombarde les danseuses avec sa Nikon

la saine sueur du corps et de l’esprit en éveil… combat

 

Allongée la tete bandée le bras sanglés

sous appareillage clignotant de différentes couleurs

elle gémit… mourir sous torture… civilization

 

*

 

I suoi occhi frugavano e rovistavano

da destra a sinistra

da sinistra a destra

una mobilità spaventosa

 

Un giorno la notte

il turbine di Gustav Malher sinfonia n° uno “Il Titano”

sotto i fuochi della scena lei balla

lei balla all’unisono lei balla

presenza magnetica

 

Il caldo ha fatto appassire il mazzo di fresie

non ne resta che la fragranza ricordo profumato

 

Ripetizioni

calcolo del tempo per i cambi di costumi

Rita bombarda le ballerine con la sua Nikon

il sano sudore del corpo e dello spirito in allerta… combattimento

 

Sdraiata la testa fasciata le braccia allacciate

sotto un macchinario lampeggiante di vari colori

geme… morire sotto tortura… civilizzazione

 

[Trad. di M.L. Colasson e G. Linguaglossa]M arie Laure Colasson, Struttura dissipativa

 

Giorgio Linguaglossa

 

 

Glossa di Giorgio Linguaglossa

Scrive Adorno in Teoria estetica: 

«Il frammento è l’intervento della morte nell’opera d’arte».

 

E Marie Laure Colasson :

 

“ oublions les choses ne considérons que les rapports ”.

 

Il senso di questa poesia lo si coglie se si pensa il «polittico» non come un manufatto che è qualcosa di evanescente e fluttuante ma come un essere poliedrico che solo il discorso poetico può intuire, percepire e cogliere. Forse siamo ancora sotto la suggestione hölderliniana dell’uomo che «abita poeticamente la terra». Un “abitare poetico”, questo della Colasson, che si configura in senso ontologico come un esercizio dell’abitare il mondo mediante il quale è possibile costruire e narrare un’identità fondata sul senso dell’appartenenza alla terra, al fine di corrispondere alla domanda sul senso del mondo e su noi stessi che ci troviamo nel mondo. Il «progetto poetico» (dichtende) della verità, che si pone in opera, non avviene nel vago e nell’indistinto, ma si svolge per l’umanità storica, nell’apertura di ciò in cui l’Esserci è di già gettato in quanto storico, e quindi un mondo di relazioni, vale a dire la terra e per un popolo storico la sua terra.

La terra per Heidegger è «fondamento autochiudentesi», fondo opaco e ascoso che custodisce, in contrapposizione a un mondo inascoso, che si apre e viene esposto. Ciò che è stato dato all’uomo deve essere portato fuori dal suo fondamento occultato e fatto poggiare su di esso. In tal modo questo fondamento si presenta come «fondamento sorreggente», talché la produzione d’opera, in quanto rappresenta un tirar fuori di tal tipo, è un«creare-attingente (schöpfen)» (Heidegger).1

 

Il soggettivismo moderno ha frainteso l’idea di creatività, perché l’ha intesa come l’atto di genio di un «soggetto sovrano», mentre, al contrario, «l’instaurazione della verità è instaurazione non solo nel senso di libera donazione, ma anche nel senso di fondamento che fonda».

 

L’orientamento della nuova poesia e del nuovo romanzo è antisoggettivistico, e la «forma-polittico» è quella che meglio definisce e rappresenta la condizione ontologica di frammentarietà del nostro mondo. Possiamo definire il «polittico» come un mosaico di frammenti, di immagini dialettiche in movimento nella immobilità, compossibilità di contraddittorietà. Vengono a proposito le intuizioni di Benjamin sullo statuto delle immagini in movimento. Scrive Walter Benjamin:

 

«Non è che il passato getti la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato, ma immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’ora in una costellazione. In altre parole: immagine è dialettica nell’immobilità. Poiché, mentre la relazione del presente con il passato è puramente

temporale, continua, la relazione tra ciò che è stato e l’ora è dialettica: non è un decorso ma un’immagine discontinua, a salti. – Solo le immagini dialettiche sono autentiche immagini (cioè non arcaiche); e il luogo, in cui le si incontra, è il linguaggio».2

 

La forma-poesia prescelta è il «polittico», così anche nella sua pittura la Colasson segue la forma-astratta come collegamento inferenziale delle cose, che è il luogo dove abitare in modo spaesante i linguaggi figurativo e poetico. Nei suoi «polittici» Marie Laure Colasson entra da subito nelle linee interne delle cose, illustra quasi didascalicamente la condizione ontologica di frammentazione dello spirito del tempo del nostro mondo, il quale si dà, lo si può cogliere soltanto nelle «relazioni» spaziali e temporali, nelle spazialità e nelle temporalità dei personaggi che si affacciano nella cornice della poesia. Le Figure che compaiono sono gli Estranei. La lingua impiegata è una lingua straniera, che fa a meno dei segni di punteggiatura, dei nessi causali, formali, sintattici e fonosimbolici. Nei suoi «polittici», sia in pittura che in poesia, non v’è un punto di vista ma una pluralità di punti di vista, di scorci che non convergono mai verso una identità in quanto sono eccentrici e legati da leggi di probabilità e di entanglement. Il discorso poetico cessa di essere un discorso identitario di una identità e diventa discorso plurale della pluralità. I legami tra le forme che emergono dal fondo ascoso dei suoi dipinti sono equivalenti ed equipollenti alle singole strofe irrelate delle poesie con i loro personaggi porta bandiera del nulla da cui provengono. Emissari del nulla e Commissari dell’essere.

 

1 Cfr. M. Heidegger, In cammino verso il linguaggio. Trad. A. Caracciolo. Mursia, 2007 – L’origine dell’opera d’arte. In: Sentieri interrotti. Trad. P. Chiodi. Firenze: La Nuova Italia,1984

2 2 W. Benjamin I “passages” di Parigi, Einaudi, Torino 2007, p. 516

 

 

Giorgio Linguaglossa
Marie Laure Colasson, “La chute”

 

Lao Tzu scrive:

 

«La via è vuota, ma usandola, non si riempie».

 

C’è qui l’esperienza della negazione e dell’affermazione, l’una accanto all’altra. L’esperienza del vuoto e del pieno, del vero e del falso. Gli opposti non si elidono ma si potenziano.

 

In tal modo, la poesia eleva alla estrema potenza il linguaggio: nega e afferma allo stesso tempo la medesima cosa. Voi direte, ma come è possibile? Come è possibile dire con il discorso poetico una cosa e, immediatamente dopo, negarla? C’è qui un esercizio di doppiezza, forse? – No, qui è in azione il pensiero poetico che dispone della sua autorità, che tratta tutto ciò che tratta con l’autorità che è riservata ad un sovrano assoluto.

 

Ma sovrano assoluto che regna in modo assoluto sulla soggettività, sull’io. Soltanto quando l’io si fa da parte, quando si depotenzia, la poesia può esercitare il suo potere dispositivo sulle parole.

Soltanto la poesia ha questo attributo, di dire e di fare ciò che crede. Al contrario del romanzo il quale invece non può permettersi tanta e tale libertà, se non altro perché un cambio di marcia deve essere spiegato e accompagnato da una preparazione narrativa.

 

In poesia, invece, non c’è bisogno di tutto ciò, la poesia è libera di fare i salti mortali che vuole, se lo desidera. La poesia di Rozewicz o di Ágota Kristóf fa proprio questo principio compositivo (che è anche un principio epistemologico, di poetica). Entra da subito dentro le situazioni e le illumina dall’interno con la lampada di Diogene di una nuova visione del fare poesia e di come essere nel mondo.

 

La linea interna delle cose è ben più importante della linea esterna di esse.

 

Penso che Ágota Kristóf sia riuscita in modo mirabile nel duplice compito di estraniarsi da se stessa e di estraniarsi dalla propria lingua adottando una lingua straniera, il francese, e scrivendo in quella lingua straniera. Possiamo dire che anche Marie Laure Colasson ha adottato il francese in modo straniante, è tornata al francese di ritorno dall’italiano, il che è un modo tutto particolare di stare nella propria lingua madre.

È un lavoro su se stessi che consiglio a tutti gli aspiranti poeti, migliaia e decine di migliaia, ma lo consiglio in specie ai poeti laureati i quali credono di scrivere nella loro bella lingua, quando invece la lingua fugge a gambe levate dalle loro persone.